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Il libro mastro, gli ovuli con la droga, il controllo della piazza di spaccio. Colpo alla mafia nigeriana, 16 arresti


di Redazione

Il libro mastro, gli ovuli con la droga, il controllo della piazza di spaccio. Colpo alla mafia nigeriana, 16 arresti
cronaca
10 Giu 2021

Sedici persone sono state arrestate dai Carabinieri durante un’operazione coordinati dalla Dda nissena. Un’organizzazione criminale nigeriana aveva base nel centro storico di Caltanissetta e da lì gestiva un vasto traffico di stupefacenti. Secondo gli investigatori sarebbe una propaggine siciliana della storica organizzazione cultista denominata Eiye, presente in Italia e in Europa e attualmente attiva principalmente nel traffico degli stupefacenti e nel controllo della prostituzione. L’operazione, nome in codice «Ika Rima», trae origine da una complessa attività investigativa vasta partita a fine 2019, quando i carabinieri notarono la presenza in città di una consistente comunità di nigeriani nei luoghi della movida nissena.

Le indagini

Dopo oltre un anno di intensa attività di indagine, svolta esclusivamente con metodi tradizionali, pedinamenti, intercettazioni telefoniche e video, la Dda di Caltanissetta e i carabinieri del Nucleo Investigativo hanno ricostruito movimenti e metodologie utilizzati dai sodali per far arrivare e smerciare ingenti quantità di cocaina e hashish. In corrieri nigeriani, servendosi di pullman e treni, portavano le sostanze stupefacenti e in alcuni casi i carabinieri hanno arrestato in flagranza soggetti che avevano ingerito ovuli riempiti di sostanza stupefacente al fine di eludere i controlli. Quattordici dei 16 arrestati sono nigeriani, della città di Agbor, e sono invece italiani, accusati a vario titolo di appartenere a all’associazione denominata “Ikarima”, da qui il nome in codice dell’operazione.

I carabinieri hanno accertato che diversi nigeriani residenti in provincia erano soliti riunirsi, quasi sempre di domenica, nelle abitazioni dei vari appartenenti al gruppo. Quelli che avrebbero potuto apparire come normali momenti di convivialità sarebbero serviti da paravento per gli incontri di uno strutturato gruppo criminale con ben definite regole, presieduto da un capo («chairman», dall’inglese «presidente»), finalizzati a concordare strategie di approvvigionamento e successiva distribuzione della droga.

Il libro mastro

I carabinieri hanno messo le mani su un registro destinato a contenere gli appunti sulle attività del gruppo, una metodica tradizionale del gruppo Eiye. Una sorta di libro mastro, di colore verde, contenente sia le regole, tra cui le varie fasi dei rituali da seguire per la celebrazione delle riunioni – che comprendevano per esempio l’inneggiamento rituale del nome del gruppo “Ika Rima”, sia l’organigramma dell’associazione, con l’indicazione dei pagamenti delle singole quote associative versate dai sodali e le date di partecipazione alle riunioni.

I corrieri venivano reclutati all’interno della comunita’ nigeriana, con particolare riferimento all’etnia tribale della città di origine. La scelta ricadeva quasi sempre su giovani incensurati per i quali l’organizzazione diventava un’agenzia di lavoro. Ogni corriere riceveva un compenso commisurato al carico trasportato. Accertato il collegamento con gli ambienti della mafia nigeriana che, in Italia, conta già varie articolazioni nelle principali città siciliane, ma anche nel centronord, in particolare Torino e Roma. Le indagini hanno permesso di verificare che Caltanissetta era l’approdo di carichi di droga in arrivo da Napoli, Palermo e Catania, anche, mediante ovuli, che i sodali ingerivano e trasportavano nel loro corpo, a rischio della vita. Quasi sempre cocaina ed eroina per un peso complessivo di 100 grammi per volta. Gli ovuli, confezionati sottovuoto in strati di cellophane, venivano ingoiati prima della partenza e trattenuti per ore nell’intestino fino alla destinazione allo scopo di superare controlli e perquisizioni da parte delle forze di polizia.

I sequestri

Nell’inchiesta «Ika Rima», tra ottobre 2019 e dicembre 2020, sono state arrestate in flagranza di reato 37 persone, sequestrati un chilo di cocaina, 200 grammi di eroina, 23 chili di marijuana, 11 di hashish e 526 piante di cannabis oltre a denaro contante per un totale di 12 mila euro. Lo stupefacente sequestrato, immesso sul mercato clandestino, avrebbe fruttato circa un milione di euro. Le comunicazioni con gli acquirenti avvenivano quasi esclusivamente con messaggi sui telefonini. La confraternita ha trovato appoggio logistico presso alcuni connazionali dimoranti nel centro storico di Caltanissetta, dove si attesta la presenza di un elevato numero di cittadini extracomunitari di diverse etnie, alcuni dei quali stabilitisi dopo un periodo di forzata permanenza nel locale Cara di Pian del Lago.

Sono stati riscontrati collegamenti o contrasti con soggetti appartenenti alla criminalita’ organizzata nissena, ed è emersa invece ampia autonomia di movimento e di controllo del traffico di stupefacenti nel centro storico della città da parte della comunità nigeriana.

La conferenza stampa

«L’organizzazione Ika Rima – dice Roberto Condorelli, procuratore aggiunto di Caltanissetta – è un’articolazione di un gruppo nigeriano, considerato di tipo mafioso denominato Eiye. Fondata con l’intento di promuovere lo sviluppo e la cultura africana in contrapposizione alla politica colonialista imperiale si è poi trasformata in un’organizzazione segreta e criminale. La particolarità è la ritualità: ci sono dei riti per partecipare a questa associazione che ricordano quelli mafiosi, anche più coloriti. Con i flussi migratori iniziarono a stabilirsi all’estero e a fare proselitismo, replicando i riti, usanze e strutture gerarchiche proprie delle confraternite. A Caltanissetta l’organizzazione era finalizzata al solo traffico di stupefacenti».

«Durante le riunioni – spiega Chiara Benfante, sostituto procuratore – venivano eseguiti canti rituali e gli affiliati venivano registrati in una sorta di libro mastro di colore verde. Tratto distintivo erano le adunanze tipiche dei membri dell’organizzazione che si fonda sul connubio tra ritualità e l’attività criminosa. Riunioni cicliche con soli uomini che cominciavano con l’appello da parte del chairman, il capo. Chi era presente veniva segnato sul libro mastro e a fianco al nome veniva riportata la quota versata. Chi arrivava in ritardo o non andava alle riunioni veniva sanzionato. Dopodiché cominciavano i riti per poi passare alla delineazione del programma criminoso. La componente liturgica consentiva di creare associazione».

«Indagine difficile – dice il colonnello Baldassare Daidone, comandante provinciale dei carabinieri – visto che in Nigeria esistono 14 differenti dialetti e la comprensione di questo tipo particolare, appartenente alla fascia subsahariana era di difficile comprensione anche per gli stessi nigeriani. Con evidenti difficoltà siamo riusciti a trovare persone capaci di aiutarci a decifrare tutto ciò che veniva registrato durante le intercettazioni ambientali. Da quello che sappiamo noi diversi di questi nigeriani sono prima entrati al Cara, dopo essere sbarcati sulle coste siciliane, per poi radicarsi in città grazie anche all’uso di abitazioni reperite in centro storico con con canoni molto bassi se non a titolo gratuito».


Redazione
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