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Gela: avvocati, professionisti, broker, tutti in fila per una dose di cocaina, davanti al bazar gestito da «Giuseppù»


di Redazione

Gela: avvocati, professionisti, broker, tutti in fila per una dose di cocaina, davanti al bazar gestito da «Giuseppù»
cronaca
13 Feb 2025

È uno spaccato di vita inquietante quello che emerge dall’operazione «H24 Store» compiuta la scorsa notte dalla Polizia di Stato. Si, uno spaccato, ma non certo di vita «normale». Racconta di una società consunta da un fiume di cocaina che scorre nel ventre della città. Di spacciatori che, nel giorno peggiore, alzano anche 1.100 euro. Ma è soprattutto l’enorme numero di clienti e di cessioni di droga a dare l’idea della vastità del traffico, facendo risuonare un sinistro campanello d’allarme. La «bamba» fluisce nelle vene profonde della città e del suo hinterland. Sì, perché i clienti arrivavano anche da fuori: dal Ragusano come anche da altre province. Il personaggio di maggior spicco dell’intera inchiesta è Giuseppe. O «Giuseppù», come lo chiama dolcemente una «cliente» dal disperato bisogno di coca ma che ha finito i soldi del Reddito di cittadinanza. Il pusher quella volta cede, pur se controvoglia. «Giuseppù», infatti, stante a quanto ricostruito dalla Polizia, non è tipo da bassa lega. Nel corso di varie conversazioni con sodali e familiari si vanta di come allontani i cattivi pagatori. Sono malacqua. Lui in rubrica vuole solo gente di qualità. Lo cercano, infatti, avvocati del foro di Gela, un paio di politici con incarichi più o meno recenti, uomini e donne della galassia «artistica» cittadina, un imprenditore, un broker. Come pure meccanici, commercianti, titolari di pizzerie, lavaggisti. Tutti in fila per una dose, tutti in coda davanti all’abitazione di «Giuseppù», che certe sere sembra il drive di un noto fast food. Dosi pagate care, anche a 25 o 30 euro, mai meno di 20. Perché la cocaina di «Giuseppù» è roba di qualità: «pietre» la chiamano gli intenditori. Quei clienti che, per sviare l’attenzione di eventuali inquirenti usano un codice: «u’ cannolo ce l’hai?», «i dolci li hai portati?», «guarda che l’olio è arrivato». Ma le accortezze non bastano. Sul gran bazar, l’abitazione sul lungomare, a insaputa di «Giuseppù» e dei suoi sodali e clienti, l’intelligence del commissariato di Polizia ha piazzato una telecamera che registra, immagazzina, accumula prove. Così da quegli hard disk passano in rassegna i volti di professionisti, camerieri, operai. Del broker con l’utilitaria, della signora in vespino, l’avvocato in maniche di camicia e bermuda, il professionista in suv.

Eppure la maxi indagine, che ha fatto luce sul traffico di droga, con 13 misure cautelari eseguite l’altra notte dalla Polizia, scatta quasi per caso.

Gli agenti della «giudiziaria» del commissariato aprono un fascicolo perché la sera del 25 novembre del 2021, un commerciante di pesce subisce una grossa rapina. L’uomo è diretto in auto verso il parcheggio di via Generale Cascino. Posteggia la sua Alfa «159» e si appresta a salire sul furgone del pesce, diretto al mercato ittico di Catania, di notte, per fare un carico di prodotti ittici. Ha con sé un borsello pieno di assegni già intestati ai fornitori e 9 mila euro in contanti. Qualcuno però è al corrente, già conosce le sue mosse. Una Fiat «Uno» e un furgone sono lì ad attenderlo nell’ombra. Dal cassone di quest’ultimo mezzo sbucano nel buoi due uomini incappucciati, che bloccano il commerciante alle spalle e alla sua reazione lo colpiscono violentemente con il calcio di una pistola. Poi vanno via con il borsello, i 9 mila euro e pure l’Alfa Romeo. Rapina da manuale.

La polizia su quel fatto vuol vederci chiaro. Inizia ad annodare i fili. Scopre che la Fiat «Uno» utilizzata per il «colpo» è intestata a una donna gelese, nota consumatrice di cocaina. Le mettono il telefono sotto controllo, assistono ai dialoghi di lei e del compagno, entrambi con la passione per la «bamba». Piano piano cominciano a selezionare le prime tessere del mosaico. Gli agenti risalgono quasi subito a «Giuseppù». Poi al resto dei sodali: 24 denunciati, 9 dei quali finiti in carcere la notte scorsa, 3 ai domiciliari, uno con obbligo di firma.

Il personaggio di spicco, risulta agli atti, avrebbe disponibilità di una mitraglietta. E smuove un bel giro di soldi. Un giro finanziato da clienti facoltosi.

Gli agenti squarciano il velo su un «sistema» che fa di Gela una delle principali realtà della coca in Sicilia. Con le sue piazze di spaccio che vanno dal lungomare alla via Palazzi, dal centro storico alla zona dello Stadio. Dove gli spacciatori, organizzatissimi, cedono dosi e fanno favori. Pretendendo però fino a 500 euro per una singola consegna, se richiesta a domicilio e in circostanze rischiose. L’indagine della Polizia di Stato è stata condotta dagli uomini del commissariato, guidato dal primo dirigente, Felice Puzzo e coordinata dalla procura di Gela, diretta dal dottor Salvatore Vella. Le 13 misure cautelari sono state ordinate dal gip, Francesca Pulvirenti.


Redazione
Today 24 è un quotidiano on line indipendente, fondato nel 2014 da Massimo Sarcuno. Ogni giorno racconta i fatti e le notizie di Gela, Niscemi, Riesi, Butera, Mazzarino e di molti altri comuni del comprensorio. In particolare l’area del Vallone.