Quindici chiamate al 118 in pochi giorni e fino a tre crisi quotidiane. Malori immaginari che avrebbero consentito a un 38enne, insofferente ai domiciliari, di prendere una ‘boccata d’aria’. Adesso per l’uomo, sottoposto agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico e al divieto di avvicinamento all’ex fidanzata perché indagato per atti persecutori, si sono spalancate le porte del carcere. I poliziotti di Gela hanno eseguito un provvedimento emesso dall’autorità giudiziaria che ha disposto per lui la custodia in carcere. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l’uomo più volte avrebbe tentato di eludere i controlli di polizia con un espediente ormai consolidato: recarsi in ospedale fingendo un malore. Trasportato in ambulanza fino a tre volte al giorno, sostenendo di sentirsi male. I poliziotti, però, insospettiti dalla frequenza delle ‘crisi’, hanno acquisito i referti medici, dai quali è emerso che in tutti i casi la prognosi era pari a zero giorni, confermando l’assenza di reali condizioni patologiche. Ulteriori accertamenti, supportati anche dalle immagini del sistema di videosorveglianza dell’ospedale, hanno rivelato che in una di queste occasioni l’uomo si era fatto prestare il cellulare dal parente di un altro paziente, contattando l’ex fidanzata e violando così le prescrizioni impostegli dal gip. La condotta è stata segnalata all’autorità giudiziaria, che ha disposto l’aggravamento della misura cautelare.