Butera: l’ingegnere e il… missionario. Marco Ferrante racconta la sua Africa. «Non vedo l’ora di ritornare»
di Redazione
È bloccato nella sua natia Butera in questi giorni di emergenza sanitaria. Ma vita e cuore sono oramai in Angola, nel cuore del continente nero, terzo paese dell’Africa centrale dopo Repubblica del Cogno e Ciad. Settimo paese africano in assoluto. Marco Rosario Ferrante è un ingegnere chimico, ma un po’ anche missionario. Magari non nel senso stretto del termine, ma sicuro il suo cuore e al fianco ai poveri. Nel corso di un’intervista, condotta da don Aldo Contrafatto, sacerdote che lo ha visto crescere, si è raccontato. E soprattutto ha raccontato: la sua Africa.
Lavora in orbita Syndial, ma oramai è un cittadino dell’Angola, un Italiano residente all’estero. E ora che la meta dei quarant’anni si avvicina, prova a tirare una linea e fare un primo bilancio. Gli studi in Chimica, a Pavia, poi la laurea e il primo lavoro nel Nord. Poi ha capito che la Lombardia, forse l’Italia, gli stava stretta e allora ha rivolto lo sguardo al di là del Mediterraneo.
Un breve passaggio in Mozambico. Poi ha messo radici a Luanda, capitale angolana, 5 milioni di abitanti che diventano più del doppio considerate le periferie.
E lì Marco Rosario ha conosciuto una realtà complessa ma affascinante. Che lo ha rapito.
C’è tutta la storia e le contraddizioni di un paese dove la mescolanza è la chiave di tutto. Un po’ come nella sua Sicilia.
Popoli, regni, la dominazione portoghese (della quale è rimasta la lingua ufficiale), la guerra civile. Adesso è un paese stabile. Ma povero.
«Assieme ad alcuni colleghi – racconta nell’intervista rilasciata a don Aldo – abbiamo cercato di dare una mano. Andando al di là della semplice colletta alimentare».
Marco Rosario va nei villaggi più poveri, nei centri di aggregazione che ospitano ragazzi orfani o indigenti, e là insegna inglese, italiano. I suoi colleghi fanno altrettanto.
«La prima cosa – dice – che voglio fare appena questa emergenza sarà finita? Tornare in Africa, al mio lavoro. E a quei ragazzi, che mi mancano molto. Sono simpaticissimi, affettuosi. E quando fai qualcosa per queste persone stai meglio anche con te stesso».
Vuole tornare, Marco Rosario. Non appena sarà possibile.
«È un paese bellissimo – racconta, contagiandoci un po’ di Africa – bellissimi paesaggi. Come le cascate di Kalandula. Dove la bellezza incontra la natura selvaggia. E puoi riscoprire il senso della vita».
* Ha collaborato don Aldo Contrafatto, vicario foraneo della Chiesa buterese.