logo TODAY 24 Gela
PROCESSO | Ravenna

Ex carabiniere di Gela accusato di omicidio ed estorsione. Il perito lo scagiona


di Redazione

Ex carabiniere di Gela accusato di omicidio ed estorsione. Il perito lo scagiona
attualità
2 Mag 2022

«Il telefonista anonimo non è Orazio Tasca», gelese, 57 anni, all’epoca carabiniere in servizio ad Alfonsine, in provincia di Ravenna, imputato dell’omicidio di Pier Paolo Minguzzi, anche lui carabiniere, figlio di imprenditori, sequestrato a scopo di estorsione e gettato nel Po di Volano il 21 aprile 1987, mentre tornava a casa, dai genitori. Aveva 21 anni. La conclusione che scagionerebbe l’ex carabiniere di Gela, accusato di essere uno dei presunti carnefici di un giovane collega, è del perito, Luciano Romito, incaricato dalla corte d’Assise nell’ambito del processo.

Imputati, oltre al gelese Tasca, sono Angelo Del Dotto, 58 anni, di Ascoli Piceno, anche lui al tempo militare ad Alfonsine, e l’idraulico del paese, il 66enne Alfredo Tarroni. Secondo il perito della corte, l’analisi dialettologica sulle due voci, quella di Tasca e quella del misteriosi autore della telefonata con richiesta di riscatto (di 300 milioni di lire) alla famiglia di Minguzzi, hanno entrambe “provenienza territoriale siciliana: possibile dedurre che quella anonima appartenga alle parti orientali delle province di Messina, Catania, Siracusa o a un centro agrigentino come Sciacca”. Invece “quella nota potrebbe essere ascrivibile alla vasta area centrale della Sicilia”. Ovvero si tratterebbe di “due distinti parlatori”.

Diverso il parere che era stato espresso da un altro perito, Sergio Civino, consulente della Procura. Secondo quest’ultimo, la persona che aveva chiamato al telefono i familiari del carabiniere per chiederne un riscatto, è molto probabile che fosse Orazio Tasca. «Che l’anonimo telefonista del delitto Minguzzi fosse proprio quella dell’ex carabiniere di Gela è 2.884 superiore alla probabilità che non lo sia: ci sarebbe cioè una forte evidenza».

Minguzzi venne rapito il 21 aprile 1987 e ucciso poco dopo. Era uno studente universitario e svolgeva il servizio di leva da carabiniere, nella caserma di Mesola, nel Ferrarese. Quando venne assalito stava rientrando a casa.

Secondo le tesi dell’accusa, dietro all’omicidio ci sarebbero i due ex carabinieri e l’idraluico, ora accusati di concorso di omicidio pluriaggravato, sequestro di persona a scopo di estorsione e occultamento di cadavere. Il corpo senza vita del giovane carabiniere di leva fu gettato nel fiume, zavorrato da una grata. Riemerse decina di giorni dopo l’uccisione.

Una svolta, a trent’anni dall’omicidio, era arrivata nel 2017, grazie alle indagini della squadra Mobile di Ravenna e del Servizio centrale operativo della Polizia sulla base di una rilettura degli indizi già disponibili e di nuove testimonianze emerse da un analogo grave fatto di sangue, avvenuto, sempre ad Alfonsine: l’omicidio di Sebastiano Verano.

Fu un caso di tentata estorsione ai danni di un imprenditore del posto, come i Minguzzi attivo nel settore ortofrutta, che ebbe come epilogo l’omicidio durante un appostamento di un giovane carabiniere di origine casertana, appunto Verano, all’epoca 23enne.

Fatto per il quale i tre imputati erano già stati condannati con pene già espiate. L’indagine della polizia ha messo in luce diversi elementi comuni tra i due fatti.


Redazione
Today 24 è un quotidiano on line indipendente, fondato nel 2014 da Massimo Sarcuno. Ogni giorno racconta i fatti e le notizie di Gela, Niscemi, Riesi, Butera, Mazzarino e di molti altri comuni del comprensorio. In particolare l’area del Vallone.