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ALLARME CORONAVIRUS

È di Gela ma vita e lavoro li ha in Cina. «La paura del virus dilaga, la gente all’inizio mi evitava. È stato brutto»


di Giusy Costanza

È di Gela ma vita e lavoro li ha in Cina. «La paura del virus dilaga, la gente all’inizio mi evitava. È stato brutto»
22 Feb 2020

A fare i conti con l’emergenza coronavirus anche una coppia, trentenni, gelesi ma residenti in Cina, rimasti bloccati in città a causa della cancellazione dei voli da e per la meta orientale. A metà gennaio, capito che qualcosa di grave stava accadendo, avevano fatto rientro a casa, quando ancora la diffusione del virus nel grande paese della Muraglia era nella fase iniziale. La psicosi in Italia e nel mondo non risparmia nessuno, la reticenza da parte di conoscenti, è stata infatti più eloquente di qualsivoglia parola. «Al mio arrivo – racconta la protagonista di questa storia – nonostante le cure del caso e i quindici giorni trascorsi in isolamento, in giro la gente, amici a parte, faticava e fatica tutt’ora a avere contatti con me. Abbiamo capito sin da subito che si trattava di una situazione atipica e grave perché improvvisamente Shangai si è svuotata e questo per noi è stato motivo di riflessione».

Ormai non si parla di altro, per le strade, sui social, nei supermercati e nelle attività commerciali c’è chi pensa a fare scorte di cibo. La fobia da virus dilaga e il numero dei casi che si registrano è in aumento minuto dopo minuto. Due i morti in Italia. All’inizio sembrava così lontana la possibilità che il coronavirus potesse arrivare dalle nostre parti, che forse ci siamo illusi di essere salvi, esenti dal contagio. Adesso facciamo i conti con il fatto che la nuova capitale che fino a ieri era Whuan, oggi ha un nome più familiare, Codogno. “La catena della morte” si estende a macchia d’olio e nessuno sembra possa fermarla. Lombardia, Piemonte, un focolaio che non si placa. I gelesi residenti a Shangai hanno da saputo capito la gravità della situazione e già al primo scalo di ritorno dalla Cina sono stati fermarti per fare lo scan della febbre.

«Ho trascorso – racconta ancora la protagonista, gelese ma vita e lavoro in Cina – le prime due settimane in apprensione. Anche perché i miei genitori seguivano la situazione in tv e le notizie sensazionalistiche non aiutavano. “Sono partita per rimanere una settimana a Gela e invece il mio volo di rientro è stato cancellato fino a data da destinarsi. Lavoro da casa con orari tutt’altro che normali ma guardo il lato positivo – conclude – mi godo gli affetti più cari sperando che la situazione torni presto alla normalità».


Giusy Costanza
Direttrice del periodico «Mad in Sicily» vanta collaborazioni con il Giornale di Sicilia e vari media. Affermata presentatrice di eventi politici, gala e manifestazioni, è anche autrice del romanzo «Non c'è mai fine in amore» (2013 - Ed Betania)