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Ex carabiniere di Gela accusato di omicidio ed estorsione. Il pm chiede l’ergastolo


di Redazione

Ex carabiniere di Gela accusato di omicidio ed estorsione. Il pm chiede l’ergastolo
cronaca
31 Mag 2022

Il pubblico ministero, Marilù Gattelli, ha chiesto la condanna all’ergastolo nei confronti di Orazio Tasca, ex carabiniere di Gela, accusato con altre due persone, dell’omcidio di Pier Paolo Minguzzi, figlio di facoltosi imprenditori, studente di Agraria, a Bologna. Carabiniere ausiliario in servizio in provincia di Ferrara, venne rapito nel 1987 mentre rientrava a casa dopo un turno di servizio in caserma. I suoi rapitori chiesero un riscatto di 300 milioni di vecchie lire ma qualcosa andò storto e i malviventi decisero di liberarsi dell’ostaggio. Il corpo privo di vita del ragazzo venne ritrovato dopo 10 giorni nelle acque del Po, legato a una pesante grata metallica. Con l’ex carabiniere di Gela sono accusati Angelo Del Dotto, 59 anni, di Ascoli, all’epoca collega di Tasca, e per Alfredo Tarroni, un operaio del paese. Per tutti la pubblica accusa ha sollecitato la condanna all’ergastolo.

Secondo la ricostruzione dei fatti Tarroni, idraulico, più grande dei tre, all’epoca trentenne, sarebbe stata la mente del rapimento. A Tasca viene attribuita la telefonata con richiesta di riscatto mentre l’altro carabiniere, Del Dotto, sarebbe stato compartecipe del crimine.

Il movente sarebbe di natura economica. Tutti e tre, secondo le ricostruzioni degli investigatori, avevano bisogno di soldi. Pare perché dovevano coprire debiti o vivere oltre le loro possibilità. Quell’anno, infatti, avrebbero tentato di ottenere due prestiti in banca da 15 milioni di lire ma la pratica aveva avuto esito negativo.

Secondo l’ipotesi dell’accusa, tre mesi dopo l’omicidio, avrebbero provato a chiedere 300 milioni, stessa somma del riscatto Minguzzi (mai ottenuto), a un imprenditore locale, Roberto Contarini.

L’uomo venne minacciato telefonicamente, la voce sempre quella del carabiniere gelese Tasca: se non avesse pagato l’estorsione avrebbe fatto la fine del giovane ripescato morto nel Po. Facendo leva sul sentimento di paura che regnava in quei mesi nel Ferrarese, l’imprenditore cedette e si accordò per il pagamento di una somma pari alla metà della tangente, circa 150 milioni di lire.

Le forze dell’ordine tentarono, avuta notizia della richiesta di estorsione, si appostarono per tessere una trappola ai malviventi. Quel tentativo finì però nel sangue. Un carabiniere appostato tentò di bloccare uno dei malviventi, ma l’altro (Del Dotto) fece fuoco con una rivoltella. Il coraggioso carabiniere cadde ferito mortalmente. Aveva 21 anni, si chiamava Sebastiano Vetrano. L’Arma continua a ricordarlo negli anni. L’anno dopo la morte, nel 1988 gli venne assegnata la medaglia d’argento al valor militare.

I tre hanno già scontato condanne per un altro omicidio.

Sul delitto Minguzzi, per il quale erano stati assolti in primo grado, si sono sempre dichiarati estranei ai fatti.


Redazione
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