Un provvedimento di sequestro di 12 autovetture, alcune delle quali «di lusso», tra cui una Lamborghini, una Ferrari e una Porsche, è stato eseguito a carico di tre fratelli, imprenditori gelesi, Concetta, Angelo ed Emanuele Mendola, gelesi, per anni alla guida della Sital Impianti Spa, dichiarata fallita dieci giorni fa dal tribunale. I tre, secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa, sarebbero indagati per appropriazione indebita. I veicoli erano stati noleggiati dalla società che lo scorso anno è stata posta in amministrazione giudiziaria dopo un controllo fiscale da parte della Guardia di finanza, coordinata dalla procura di Gela, per operazioni fiscali irregolari, ossia sovraffatturazioni di prestazioni, che avevano generato una presunta evasione di oltre 3 milioni di euro. Con l’arrivo dell’amministratore le fatture alla società di leasing non sono state più pagate e i tentativi bonari di riavere indietro i veicoli non sono andati a buon fine. Da qui una denuncia alla procura che ha proceduto a effettuare il sequestro. Questa mattina gli agenti di polizia si sono presentati in casa degli imprenditori per notificare e eseguire il sequestro delle vetture e gli imprenditori ancora una volta hanno utilizzato toni accesi contro i magistrati di Gela che hanno firmato gli atti giudiziari. A eseguire il provvedimento di sequestro, accompagnato da perquisizioni, sono stati un circa 80 agenti del commissariato. A disporre il sequestro è stato un pm diverso rispetto a quello che ha aveva chiesto e ottenuto il fallimento dell’azienda. Dalla procura, dopo le nuove tensioni, fanno sapere di «essere sereni» sottolineando che «gli indagati hanno, e avranno, tutti gli strumenti per difendersi nelle opportune sedi».

A seguito dei momenti di tensione gli imprenditori sono stati condotti in ospedale per «stato ansioso reattivo». Nei giorni scorsi l’Anm di Caltanissetta, nel sostenere l’attività dei magistrati gelesi che già dieci giorni fa avevano subito aggressioni verbali da coloro che con toni minacciosi chiedevano di poter parlare con loro, ha ribadito che «bisogna difendersi nel processo e non dal processo».

(Fonti: Agenzia Giornalistica Italia / Ansa)