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Gela a rischio sismico alto. L’esperto: «Sorge al confine tra due placche» Tutto quello che dobbiamo sapere


di Redazione

Gela a rischio sismico alto. L’esperto: «Sorge al confine tra due placche»
attualità
23 Dic 2020

«Si vitti e nun si vitti Terranova». È il 1693 e la città viene quasi rasa al suolo dal terribile terremoto del Val di Noto. Quella frase rimarrà scolpita nella storia: non esistono i sismografi e il progresso scientifico non è certo quello di oggi. Eppure basta quella frase a dire tutto. È il primo sisma del quale abbiamo notizie certe circa l’impatto, tremendo, sulla città di Gela. Messina, 1908. La terra trema con violenza, spazzando case, sfiancando chiese e monumenti in tutta l’area dello Stretto. L’impatto sulla popolazione sarà terribile: secondo le stime dell’epoca le vittime saranno oltre centomila. Anche quel sisma causerà paura e danni a Gela. Belice, 15 gennaio 1968. Sono le 3.01 quando un violento sisma colpisce una vasta area della Sicilia. La scossa di magnitudo 6,3 fa vittime e sfollati (90 mila). E la paura colpisce in pieno anche la popolazione gelese.

Santa Lucia, 1990. È da poco trascorsa l’una della notte del 13 dicembre quando Carlentini e la provincia di Siracusa vengono investite dal sisma. A Gela code di auto e intere famiglie cercano riparo fuori dalle loro case, nei pressi dello stadio e in altri piazzali.

Il centro operativo, attivato ieri sera dal sindaco, Lucio Greco

«Sono certamente – dice Giuseppe Collura, presidente dei geologi siciliani – alcuni dei recenti fenomeni maggiormente avvertiti a Gela. La città sorge su un’area a rischio sismico medio alto».

C’è una scala per misurare il potenziale accadimento di terremoti, va da 1 a 4, dove uno è il massimo pericolo. Gela è al gradino immediatamente sotto.

«Oggi la scienza – argomenta Collura – non consente di prevedere i terremoti. La notizia che circolava ieri sera, di una seconda scossa mezz’ora dopo la prima, o comunque intorno alle 23, è assolutamente priva di fondamento. Una boutade, forse peggio, perché così si allarma la gente. I terremoti non si possono prevedere. Sappiamo, ad esempio, di studi sulla presenza di radon, che è un gas. Abbiamo visto le polemiche legate a questo argomento dopo il sisma che ha colpito il centro Italia nel 2016. A essere seri e basandoci sui dati scientifici è possibile stabilire dove, ma non quando. A Gela possono accadere terremoti. Il rischio è medio alto. Ma se la prossima scossa sarà tra due minuti o tra duecento anni non possiamo saperlo».

Giuseppe Collura

Perché questo rischio potenziale?

«La posizione – spiega il presidente dei geologi – è l’elemento principale. La costa del Mediterraneo è interessata da un sistema di faglie numeroso e complesso. Gela sorge in prossimità di un’area di confine, o forse sarebbe più corretto dire di scontro, tra due placche tettoniche, quella Africana e quella Arabica ed Eurasiatica. Si calcola uno spostamento medio di un millimetro l’anno lungo una striscia che passa non lontano dalla città e poi sale verso Siracusa – Catania – Messina, volendo dare una indicazione approssimativa. Questo traslare delle placche terrestri genera energia e l’energia genera eventi come quello che abbiamo vissuto ieri sera».

Quindi dobbiamo arrenderci alla natura?

«Oggi abbiamo – dice Collura – molte frecce al nostro arco. Ad esempio un rete di rilevazione che in Sicilia è molto capillare e sofisticata per la presenza dell’Etna. Molti passi sono stati fatti anche sul fronte delle costruzioni. C’è un prima e un dopo. E quella linea di demarcazione è la legge antisismica del 2008, aggiornata nel 2018 dopo il sisma di Amatrice. Le costruzioni più recenti sono progettate in modo da resistere a energie molto forti. E in caso di terremoti di altissima intensità tendono a scomporsi ma non a sbriciolarsi, garantendo quindi alle persone un’elevata e concreta possibilità di sopravvivenza».

E quelle precedenti?

«Bisogna fare – dice il geologo – un distinguo. Nel 1982 è entrata in vigore una legge che già imponeva dei criteri importanti. Adesso, dal 2008 al 2018, le regole sono ancora diverse e gli accorgimenti molto più efficaci. Quanto al prima penso che una casa in pietra ben costruita in centro storico sia più resistente di una costruzione abusiva della quale sappiamo poco. L’esempio è la cattedrale, che resiste da secoli. O certe costruzioni con elementi ad arco e altre regole costruttive di pregio, destinate a resistere nel tempo. Non sono antisismiche ma venivano edificate con scrupolo. Gli immobili in muratura, o misto muratura, degli anni Settanta – Ottanta, quelle nate senza regole credo siano le più a rischio. Andrebbero valutate caso per caso».

Un grafico delle placche tettoniche

E i comportamenti?

«Sicuramente – dice Collura – sono fondamentali. In Giappone ad esempio convivono da secoli con eventi sismici. Ci sono casi in cui cinque secondi dopo un terremoto al cittadino arrivano informazioni sull’entità, epicentro e rischio tsunami. Tutto attraverso un’app sul telefono. Tornando a Gela, ieri sera, il rischio tsunami poteva esserci: trattandosi di un terremoto con epicentro in mare, era una eventualità. Per fortuna l’epicentro del sisma è stato sì vicino alla nostra costa ma a una profondità di circa 30 chilometri. Quindi con un’energia molto contenuta. Il consiglio è comunque di non riversarsi mai sul lungomare».

Comunque bisogna uscire da casa?

«No – conclude – bisogna stare a casa e rimanere informati. La soluzione ottimale sarebbe quella di avere in città vari spazi di ammassamento. Almeno uno ogni quartiere, da poter raggiungere a piedi. Luoghi sicuri e dotati di servizi adeguati. Riversarsi in strada alla bell’è meglio, peggio in auto, non aiuta. Oltre a renderci più vulnerabili crea anche intralcio ai soccorsi».


Redazione
Today 24 è un quotidiano on line indipendente, fondato nel 2014 da Massimo Sarcuno. Ogni giorno racconta i fatti e le notizie di Gela, Niscemi, Riesi, Butera, Mazzarino e di molti altri comuni del comprensorio. In particolare l’area del Vallone.