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ANIMALI | Imputato

Gela, abbandonò un cane e lo prese a calci. Ora è sotto processo. Il Wwf: «Pene più severe»


di Redazione

Gela, abbandonò un cane e lo prese a calci. Ora è sotto processo. Il Wwf: «Pene più severe»
cronaca
12 Giu 2023

Il tribunale di Gela, in composizione monocratica, giudice Serena Berenato, ha aperto il processo a carico di un uomo di 57 anni accusato di maltrattamenti agli animali. Nel dicembre di due anni fa, l’uomo, chiuse un cane dentro a un sacco e lo abbandonò lungo la strada statale 117 bis “Centrale Sicula” in mezzo ai rifiuti. L’animale riuscì a liberarsi e il «padrone» lo prese a calci per respingerlo. La scena venne notata da una pattuglia di agenti della Polizia Stradale di Enna, in servizio sul posto, testimoni della scena raccapricciante. L’uomo venne identificato e denunciato per maltrattamenti e sevizie di animali.
All’udienza, davanti al giudice, è stata accolta la costituzione di parte civile del Wwf Sicilia Centrale, quale organizzazione di volontariato che da anni si occupa di tutela degli animali e collabora con la Procura attraverso le proprie guardie zoofile.

La difesa dell’imputato ha chiesto la sospensione del procedimento penale attraverso l’ammissione alla cosiddetta messa alla prova, prevista per reati di minore allarme sociale.

«Poiché sussistono i presupposti di legge, molto probabilmente il Giudice concederà questo speciale procedimento – spiega Salvatore Patrì, avvocato del Wwf – che, quindi, consentirebbe all’imputato di ottenere la possibile rapida uscita dal circuito penale ed altri notevoli benefici, tra cui la totale estinzione del reato e l’esenzione da qualsiasi tipo di sanzione».

«Come espressione della società civile – dice dichiara Ennio Bonfanti, presidente di Wwf Sicilia Centrale e coordinatore regionale delle Guardie Wwf – e “addetti ai lavori” non possiamo non stigmatizzare l’assoluta inadeguatezza del sistema di tutela penale degli animali che attualmente vige in Italia: questo caso che stiamo affrontando al Tribunale di Gela è l’esempio più lampante dell’inefficacia delle sanzioni penali previste per crimini quali i maltrattamenti, il bracconaggio, il traffico di specie protette. Le vigenti norme in materia, infatti, prevedono sanzioni penali ormai blande e del tutto inadeguate a contrastare fenomeni criminosi gravi e intollerabili. Tra oblazione, “tenuità del fatto” e “messa alla prova – conclude Bonfanti – per seviziatori di animali, cacciatori di frodo e trafficanti di specie rare il processo in Tribunale non fa più alcuna paura e non ha alcun effetto deterrente».

Da anni il Wwf Italia ha proposto al parlamento di approvare modifiche puntuali al codice penale e alle disposizioni sanzionatorie della legge quadro sulla protezione della fauna per prevedere l’aumento delle sanzioni penali per i crimini contro la Natura e in danno degli animali.


Redazione
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