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ASSENTEISMO

Gela: andavano al supermercato e al bar, 18 dipendenti indagati. Per 7 di loro scatta il provvedimento cautelare


di Redazione

Gela: andavano al supermercato e al bar, 18 dipendenti indagati. Per 7 di loro scatta il provvedimento cautelare
cronaca
28 Apr 2021

Un dipendente filmato con le zucchine in mano tra i corridoi del supermercato, un altro fotografato mentre addenta una brioche in un bar non certo vicino al posto di lavoro. E ancora davanti spigole e polpi in pescheria (lo stesso delle zucchine) o di fronte alla macchinetta mentre timbra il cartellino di una collega. Questi e tanti altri episodi sono stati filmati dagli agenti del commissariato di Polizia che stamane, su delega della Procura di Gela, han dato esecuzione a 7 misure cautelari emesse dal Gip, nei confronti di altrettanti dipendenti dell’Asp2. A loro si aggiungono altri 11 colleghi indagati a piede libero. Sono tutti accusati di truffa aggravata, connotata dall’abuso di prestazione d’opera e in violazione dei doveri inerenti all’esercizio di un pubblico servizio, unite dal vincolo della continuazione del reato.

Le persone coinvolte sono in totale 18.

Per tre di loro, un assistente amministrativo (C.V.A. le iniziali), un collaboratore tecnico (A.O.R.M.), e una coauditrice amministrativa (D.G.D.) è stata disposta l’interdizione di tutte le attività inerenti il loro ufficio, presso l’ospedale «Vittorio Emanuele» di Gela per la durata di un anno. Virtualmente sospesi dall’impiego, dunque, in attesa dell’evolversi del procedimento. Altri quattro impiegati potranno continuare a lavorare ma dovranno presentarsi due volte al giorno, un’ora prima e un’ora dopo, negli uffici del commissariato a dare atto di presenza e apporre la firma sui registri. Si tratta di un coadiutore amministrativo esperto (R.A), un assistente amministrativo esperto (G.A.G.), una collaboratrice amministrativa professionale (C.C.M.) e un programmatore (G.M.).

L’indagine, coordinata dalla Procura, è partita nel settembre del 2019, quando, su impulso dello stesso ufficio requirente il commissariato ha trasmesso all’autorità giudiziaria una prima annotazione di servizio riguardante un intervento effettuato negli uffici amministrativi dell’ospedale. Quel giorno gli agenti raccolsero lo sfogo di un cittadino, il quale lamentava l’esistenza di inefficienze e diseconomie organizzative e funzionali della struttura sanitaria. Veniva rappresentato, inoltre, quanto appreso da fonti confidenziali, ovverosia frequenti assenze, durante il turno di servizio, di alcuni dipendenti della struttura ospedaliera, i quali, dopo aver timbrato il “badge” in ingresso, erano soliti allontanarsi senza alcuna giustificazione.

La Procura ha avviato e delegato al Commissariato l’attività d’indagine, anche di natura tecnica, volta all’acquisizione di ulteriori elementi investigativi utili a suffragare l’iniziale quadro indiziario. Dopo aver effettuato un sopralluogo, gli agenti, lontano da occhi indiscreti, sono riusciti a piazzare alcune telecamere sopra le postazioni di timbratura dei cartellini sia all’accesso principale di via Palazzi, che sull’ingresso di via Europa.

Inoltre, per circa due mesi, tra gennaio e febbraio del 2020, agenti in borghese hanno pedinato e fotografato alcuni dipendenti dopo che si erano allontanati dal posto di lavoro.

«Disvelando – spiegano gli investigatori – una serie di preoccupanti episodi di assenteismo da parte del personale dipendente della struttura sanitaria. La pervicacia di taluni indagati nel porre in essere simili condotte – in spregio non soltanto ai dettami del codice penale ma anche ai doveri deontologici connessi all’esercizio di una pubblica funzione, peraltro di primaria importanza quale risulta essere l’assistenza sanitaria pubblica – si è manifestata in tutta la sua gravità in un particolare episodio, in cui una dipendente ha timbrato sia il proprio “badge”, sia quello di un’altra collega di lavoro».

Emblematico che nei soli due mesi dell’indagine, siano state riscontrate decine di fughe dal posto di lavoro, segno evidente di una dilagante noncuranza dei doveri d’ufficio inerenti alla pubblica funzione esercitata, anche a danno dell’immagine della stessa struttura sanitaria di appartenenza, impegnata quotidianamente ad assicurare il diritto alla salute a ogni cittadino.

«Soddisfazione per il risultato investigativo – ha detto il questore, Emanuele Ricifari, complimentandosi con il commissariato di Gela per l’indagine condotta – ma anche tristezza per fatti che riguardano impiegati pubblici infedeli, che avrebbero mancato al proprio dovere di servizio verso i cittadini. Esprimo apprezzamento per gli investigatori perché fare indagini in un contesto pubblico non è facile. Tantomeno a Gela».


Redazione
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