Gela: ambulanze Covid in coda di notte davanti al pronto soccorso, una signora costretta a fare la pipì a bordo
di Redazione

Tre ambulanze Covid in fila al Pronto soccorso, con sopra tre sospetti contagiati. È la notte del 17 novembre (ieri). Uno dei pazienti sembra grave. L’altra, una signora, chiede di far pipì. Ma il pronto soccorso Covid è chiuso dall’interno. È troppo piccolo per le attuali esigenze dell’epidemia: 561 casi, una curva che in alcune giornate sembra fuori controllo. E all’interno ci sono pazienti Covid e medici che stanno operando. La signora ha urgenza e i volontari la fanno urinare nella vaschetta dei reflui interna all’ambulanza. Piccoli disagi che descrivono i giorni dell’emergenza. Con medici, infermieri e manager della Sanità impegnati fino alle ore notturne per affrontare l’epidemia. Non critiche o polemiche, solo il diario di una notte ordinaria. Torniamo alle ambulanze, ancora là, fuori dal Vittorio Emanuele. Vite a bordo, patemi, speranze. Attesa che non finisce. Tempi tecnici, sanificazione. Finalmente le due Charlie di Gela lasciano il Pronto soccorso intorno alle 2 della notte. Quella di Butera, scesa in supporto, rimarrà ancora: il paziente dentro, i volontari fuori, al freddo che inizia a farsi pungente in queste notti di novembre. Gela non è diversa dalle tante scene viste in tv, purtroppo. Con le ambulanze in coda. E la curva che sale. Qualcosa possiamo ancora chiedere alla direzione strategica dell’Asp, che lavora con abnegazione ogni giorno. Basti pensare che in pochi giorni ha riattivato il covid center per intensivi: 8 posti. E ora lavora al Pronto soccorso Covid, con posti adeguati, bagni adeguati, la Tac e tutto il resto. Serve come il pane, ci stanno lavorando. Speriamo sia presto.
Il container.
Altra segnalazione. Nei giorni scorsi ha rischiato di diventare un caso. Ma qui ecco che il management, la politica, la Regione c’entrano poco. Anzi, nulla. Ci riferiamo al container di scambio posto davanti al pronto soccorso. Da marzo è stato posizionato lì per consentire a medici e soccorritori delle ambulanze o dei reparti di potersi cambiare, svestirsi di tute monouso e altri Dpi tra un servizio e l’altro. Da giorni però «qualcuno» tenta di ridurlo in discarica. Abbandona questi dpi usati senza avere cura di riporli negli appositi scatoloni dei rifiuti. Non fornendo un bel biglietto da visita di un ospedale che, tra mille sforzi, continua a farsi onore. Pare che ai piani alti del «Vittorio Emanuele» siano già in corso le opportune verifiche. Chi sbaglia rischia di pagare a caro prezzo questa negligenza.

I «colpevoli» sarebbero stati individuati in alcuni soccorritori di altri comuni che arrivano stanchi e si cambiano velocemente. Comprendiamo lo stress, ma lo spettacolo è indecoroso. E trattandosi di capi potenzialmente contaminati, con la pioggia di questi giorni, potrebbero far scorrere pericolosamente acqua infetta sul piazzale. Non va.
I contagiati.
Sul fronte tamponi non arrivano buone notizie. Anche se il numero folle di 81 positivi in 24 ore messo a referto 48 ore fa speriamo di non doverlo riportare mai più. Ma alla lunga lista di positivi, che già annovera noti ristoratori e barbieri, forze di polizia e insegnanti, in questi giorni si sono aggiunti anche i dipendenti comunali. Almeno due, stante alle indiscrezioni che filtrano, sono risultati positivi durante lo screening ordinato dal sindaco, Lucio Greco. Anche nel Palazzo, bisogna convivere con il virus.
Infermieri.
Ieri il Nursind, per voce del segretario provinciale, Giuseppe Provinzano, aveva chiesto incentivi al personale sanitario impegnato nei massacranti turni in reparti Covid. E nuove assunzioni, anche attraverso chiamata diretta, in modo da poter tamponare l’emergenza. Stamane la parlamentare regionale Ketty Damante, ha rivolto una richiesta al manager dell’Asp, Alessandro Caltagirone, e all’assessore alla Salute, Ruggero Razza, sollecitando convenzioni per garantire l’operatività del reparto di Rianimazione.
«L’insufficienza – scrive – riguarda innanzitutto i medici specializzati in anestesia e rianimazione in servizio in misura inferiore rispetto alla previsione della dotazione organica, come più volte discusso e argomentato anche con Lei. Questi, sebbene sottodimensionati, oltre a prestare servizio per l’attività ordinaria, sono impegnati nella gestione dei posti letto dedicati ai pazienti Covid». Il piano sanitario prevede l’attivazione entro fine mese di 8 posti, 4 già attivi, altri 4 programmati, ma i medici in servizio sono soltanto 7.
«Per far fronte – scrive la parlamentare M5S – all’immediato fabbisogno, si ritiene opportuno valutare concretamente la possibilità di apposite convenzioni con strutture sanitarie per prestazioni di anestesia e rianimazione. In proposito si richiamano la convenzione stipulata tra l’Asp di Ragusa e l’Azienda “Cannizzaro” di Catania e la convenzione stipulata tra l’Asp di Siracusa e l’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “Rodolico – San Marco”. La carenza di organico, inoltre, si manifesta in tutta la sua drammaticità anche con riferimento all’area sanitaria e socio-sanitaria, i cui professionisti, proprio per la loro esiguità, sono costretti a turni estenuanti. Pertanto, si ritiene opportuno che questa Azienda sanitaria prenda concretamente in considerazione l’immediata indizione di una procedura di reclutamento, anche alternativa alla procedura ordinaria, di un numero di professionisti adeguato all’elevato carico assistenziale. Considerazioni che sono state oggetto di richieste avanzate, da ultimo, dal sindacato delle Professioni Infermieristiche – NurSind di Caltanissetta».
