Suonano al campanello: «Chi è?» Risposta a sorpresa: «Forze dell’ordine, ci apra!». Non si attendeva certo la pattuglia, lui aspettata il corriere per un pacco. Ma adesso, un ragazzo di Gela, che stante alle pochissime indiscrezioni, si sarebbe fatto spedire della sostanza stupefacente per posta, rischia di finire nei guai. E gli investigatori sono anche sulle tracce di chi la droga l’ha spedita. Pensavano di passarla liscia, sia il ragazzo, un giovane che abita con la famiglia, in un quartiere periferico di Gela, che lo spedizioniere, del quale sappiamo poco o nulla. L’espediente che viene usato nell’invio di questi pacchi anonimi è l’omissione del «mittente» (e ci riferiamo alle sostanze proibite, non ai prodotti legali a base di cannabis). Ma in questi casi – oramai è prassi – sia gli uffici postali che le ditte di spedizioni segnalano i pacchi sospetti alle forze di polizia. Così, nei giorni scorsi, è stata monitorata la consegna di un pacco che conteneva droga, e per il ragazzo gelese sono iniziati i guai. La sua posizione è ora al vaglio degli inquirenti.

Stessa tecnica consolidata era costata molto cara a un altro giovane, non a Gela ma in provincia di Siracusa, nel corso di un’operazione risalente a un paio di settimane fa. Tecnica resa necessaria nel mondo dello spaccio a causa delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria. Così il protagonista, un ventenne siracusano, si era fatto spedire dalla Spagna tre panetti di hashish da 100 grammi l’uno. L’involucro, però, come nel caso di Gela, non era sfuggito ai vari controlli della filiera di spedizioni internazionali e i carabinieri erano riusciti a monitorarne la consegna. Il ragazzo, in quella circostanza, era stato arrestato.

(Nella foto i carabinieri con la droga sequestrata nel corso dell’operazione compiuta nei giorni scorsi a Siracusa)