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CARABINIERI | Conferenza stampa

Gela: «Come mangi bene il cornetto», e si scatena l’inferno. Tutti i dettagli sulla sparatoria nel piazzale del Gb Oil


di Redazione

Gela: «Come mangi bene il cornetto», e si scatena l’inferno. Tutti i dettagli sulla sparatoria nel piazzale del Gb Oil
cronaca
12 Ott 2020

«Come lo mangi bene quel cornetto». La scintilla è tutta in una frase, una battuta che suona più o meno come il virgolettato di cui sopra e, comunque, allude in maniera esplicita al… «cornetto». Un dolce che la ragazza, Giuseppa Di Giacomo, sta consumando al banco assieme a due ragazze e al fratello dopo una serata al ristorante. Troppo sbagliata, evitabile, gratuita, insomma «troppo» per una città in cui basta molto meno, appena uno sguardo in tralice, per estrarre fuori dalla tasca i tirapugni. Ma la domanda è una e una sola, basta veramente così poco perché un bar, una città, si trasformi in un inferno? Era al banco del Gb Oil, Giusy, con altre due donne e al fratello, quando – sempre stante al resoconto investigativo – le si avvicina un uomo del «gruppo di Licata». Con l’approccio tutt’altro che galante di cui sopra. Da lì a poco si scatenerà una rissa con sparatoria finale.

Gli indagati.

Una rissa per motivi futili che purtroppo rimette alla berlina il nome di Gela, una città difficile e dolente, dove si delinque con troppa facilità e il confine tra il bene e il male a volte è molto, molto sottile. Il resto della rissa e noto e ampiamente documentato dai filmati. I gelesi, abbastanza ammaccati, chiedono man forte al fratello maggiore della ragazza, di Giusy, arrabbiata sia per i ceffoni che per la festa di addio al nubilato rovinata da quel tafferuglio. Sul posto arriva Paolo Quinto Di Giacomo, 34 anni. Ha una pistola con silenziatore (da qui la possibile aggravante della premeditazione), chiede al fratello Eliseo Di Giacomo di sapere chi sia l’autore della bravata e incurante della presenza di 4 carabinieri e due poliziotti, intervenuti nel frattempo a sedare gli animi, fa fuoco più volte. Riesce a colpire Michele Cavaleri, 42 anni, ora piantonato in ospedale, sottoposto ai domiciliari: almeno due dei 7 colpi lo centrano all’addome. Spara anche a un altro dei licatesi, che si getta a terra ma illeso, prima che un coraggioso carabiniere, aiutato poi dai colleghi, riesca a neutralizzarlo e disarmarlo. Nella sparatoria un proiettile vagante prende di striscio un ragazzo, un soccorritore del 118, che rimane ferito lievemente a una gamba.

Nel pomeriggio, durante una conferenza stampa, il procuratore capo, Fernando Asaro, ha voluto sottolineare i molti aspetti investigativi ma anche, se non soprattutto, l’impatto sociale di quanto accaduto. E, ovviamente, gli esiti di una indagine che è ancora in corso. Sono unici le persone coinvolte. Uno è in carcere, Paolo Quinto Di Giacomo. Ai domiciliari, per ora piantonato in ospedale, Michele Cavaleri. Domiciliari anche al fratello di Di Giacomo, Eliseo. Libera invece la sorella, Giusy, per la quale il Gip non ha ritenuto fondate le esigenze per una misura cautelare. Degli altri 7 soggetti coinvolti, quasi tutti incensurati, uno è irreperibile (uno dei licatesi), altri due sono ai domiciliari e quattro hanno l’obbligo di presentazione negli uffici di Polizia.

Ecco un estratto della conferenza stampa.

Chi volesse la può ascoltare in forma integrale sulla pagina Facebook di Today24.

La conferenza stampa.

Sono le 16.20 quando il procuratore capo, Fernando Asaro, inizia a illustrare i fatti relativi alle indagini. Al suo fianco ci sono il pubblico ministero titolare dell’indagine, Mario Calabrese, il comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello, Baldassare Daidone, il comandante del reparto territoriale di Gela, tenente colonnello Ivan Boracchia e il tenente Danilo Landolfi.

«Da procuratore e cittadino intendo fare il complimenti all’Arma dei Carabinieri per il tempestivo intervento eseguito in occasione dell’intervento». «Trend preoccupante – secondo il procuratore – l’episodio della sparatoria giunge dopo due risse, quelle del 29 agosto e del 5 settembre, fatti differenti rispetto a questo, ma che dimostrano come in questi due mesi abbiamo assistito a tre fatti gravi. Questo episodio si lega a diversi episodi che accadono in questa comunità. L’11 marzo scorso, 24 ore dopo il lock down, avveniva a Gela un furto con scasso in danno di una gioielleria. Con modalità simili a un fatto che avveniva a Gennaio. Tutti gli autori prontamente arrestati».

Il procuratore ha sottolineato l’importanza della riunione avvenuta l’8 ottobre, subito dopo la sparatoria, quando a Gela si è riunito il comitato per l’ordine e la sicurezza.

Il procuratore capo ha parlato di «Assenza di vigilanza sociale».

«Non è solo la rissa – dice ancora Asaro – quel che è più grave è che in questa comunità gelese, quando avvengono questi fatti e si invoca la presenza dello Stato, ebbene, lo stato era lì, con quattro carabinieri e due poliziotti».

Lì c’era lo Stato e purtroppo si è sparato ugualmente. Segno – secondo il procuratore – di profonda mancanza di senso civico. Quasi una sfida allo Stato. Sparando in quel contesto si sfidano le forze dell’ordine, si sfida la magistratura.

«Un fatto di una gravità uguale a quanto accaduto mercoledì notte non mi era mai accaduto in tanti anni di carriera» dice Baldassare Daidone, colonnello dei Carabinieri, comandante provinciale dell’Arma. Sottolineo – dice – la freddezza del carabiniere intervenuto, che ha alzato il braccio dello sparatore, anziché impugnare le armi. Un comportamento eroico».

«Gli arresti – aggiunge il pm Calabrese – sono stati tutti convalidati. La procura aveva chiesto il carcere per tutti. Degli undici coinvolti uno è in carcere, 4 ai domiciliari, uno in irreperibile, una giovane donna libera e gli altri hanno l’obbligo di presentazione negli uffici di polizia».

«Indagine svolta nell’immediatezza – sottolinea il tenente colonnello Ivan Boracchia, comandante del Reparto territoriale – sottolineo che il carabiniere nel bloccare lo sparatore ha agito con sangue freddo ma anche con tanto coraggio e determinazione. Militare bravo a individuare il pericolo e molto professionale nell’evitare l’uso delle armi, evitando un conflitto a fuoco che avrebbe messo a rischio l’incolumità dei tanti presenti».

Nessuna attestazione di stima nei confronti dell’Arma o sulle condizioni del carabiniere ferito dicono con amarezza a conclusione della conferenza stampa. Un fatto commentato con amarezza dal procuratore capo.

«Se non accade una svolta – dice Asero – questa comunità rischia di franare su se stessa».

(Nella foto grande da sinistra Paolo Quinto Di Giacomo e Michele Cavaleri. I volti sono oscurate parzialmente mascherati per motivi di privacy. Sopra, al centro dell’articolo, un momento della conferenza stampa svoltasi nel pomeriggio in Procura).


Redazione
Today 24 è un quotidiano on line indipendente, fondato nel 2014 da Massimo Sarcuno. Ogni giorno racconta i fatti e le notizie di Gela, Niscemi, Riesi, Butera, Mazzarino e di molti altri comuni del comprensorio. In particolare l’area del Vallone.