Gela, le dighe non invasano e l’acqua finisce in mare. Amarezza degli agricoltori. Nasce un comitato
di Redazione
Le piogge devastanti dei giorni scorsi, pur nel loro dannoso impatto, avrebbero potuto avere un lato positivo sul piano dell’approvvigionamento idrico. Ma l’acqua piovuta dal cielo finisce, semplicemente, nel mare. Da anni gli agricoltori della zona di Gela, Butera e Licata, che potrebbero avere grandi benefici dalla diga Comunelli, sono invece costretti a vedere i loro sforzi vanificati. All’interno dell’invaso finiscono i torrenti Comunelli e Rizzuto. La diga ha una capacità di 6 milioni di metri cubi d’acqua, ma a causa dell’interramento dello scarico di fondo può contenerne pochissima. I produttori agricoli della zona, per far sentire il loro disagio, hanno istituto un comitato per la salvaguardia della diga Comunelli. A capo del comitato c’é un imprenditore di Licata, Pino Marrali.
Tanta è l’amarezza dei consociati, che investono ma poi vedono svanire i loro sforzi.
«Le dighe e gli invasi del territorio gelese – dice Giuseppe Randazzo, segretario provinciale della Flai Cgil – potenzialmente potrebbero invasare più di 40 milioni di metri cubi di acqua ma per la mancata manutenzione e la mancanza di progetti per la loro messa in sicurezza, riducono al 20 per cento la loro capacità. Una situazione non più tollerabile».
L’appello alla Regione è quello di farsi carico del problema.