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DIGA | Incidente sul lavoro

Gela, operaio schiacciato da un bob cat. Amministratore e direttore rinviati a giudizio


di Redazione

Gela, operaio schiacciato da un bob cat. Amministratore e direttore rinviati a giudizio
cronaca
6 Feb 2023

Tre persone sono state rinviate a giudizio per la morte di Giovanni Cusumano, l’operaio di 56 anni, originario di Favara, rimasto ucciso in un incidente sul lavoro il 23 luglio del 2020 nell’area della diga Comunelli. L’uomo lavorava alle dipendenze della Geo Service, società impegnata nei lavori di istallazione di strumentazione di controllo della diga. Sotto accusa Giovanni Messina, 70 anni, di Joppolo Giancaxio, amministratore unico pro tempore della società, Calogero Palumbo Piccionello, 60 anni, di Favara, nel ruolo di direttore tecnico, sono accusati di omicidio colposo, mentre Giuseppe Schembri, 68 anni, di Favara, collega di lavoro della vittima, deve rispondere di favoreggiamento personale.

Cusumano rimase schiacciato da un bob cat. Secondo la ricostruzione dell’episodio il mezzo meccanico, che era in bilico si era spostato e l’operaio, uscito fuori dall’abitacolo, ne era stato travolto. Le indagini sull’episodio sono state svolte dai carabinieri del Reparto territoriale e coordinate dal pm Mario Calabrese. Messina e Palumbo Piccionello sono accusati di avere violato alcune norme in materia di prevenzione degli infortuni sul lavoro. In particolare, secondo quanto ipotizza l’accusa, non sarebbero state predisposte le misure di sicurezza adeguate e non sarebbe stato rispettato il programma di sorveglianza che prevede, fra le altre cose, che i lavoratori vengano sottoposti a visite mediche periodiche. Cusumano, inoltre, non avrebbe ricevuto dall’amministratore dell’azienda per cui lavorava istruzioni e addestramento adeguati. A Schembri, invece, si contesta il favoreggiamento: secondo il pm avrebbe dichiarato falsamente a tre ispettori del lavoro di avere dato in precedenza il mini escavatore con cui poi si verificò l’incidente allo stesso Cusumano che, a suo dire, glielo aveva chiesto per eseguire alcuni lavori in una sua proprietà. Inoltre avrebbe provato a convincere il fratello della vittima ad apporre la firma per conto dell’operaio rimasto ucciso per fare in modo che risultasse falsamente l’assunzione con partita Iva “salvando” così i due dirigenti dell’azienda da possibili responsabilità penali.

Il processo si aprirà nelle prossime settimane, dinnanzi al giudice monocratico del Tribunale di Gela (dottoressa Miriam D’Amore).


Redazione
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