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GDF | Operazione «Acquaragia»

Gela: la maxi frode dei carburanti adulterati, tre agli arresti domiciliari. Tredici persone indagate


di Redazione

Gela: la maxi frode dei carburanti adulterati, tre agli arresti domiciliari. Tredici persone indagate
cronaca
14 Ott 2020

Tre persone agli arresti domiciliari, 9 segnalati a piede libero, in tutto sono 13 gli indagati dell’operazione antifrode nome in codice «Acquaragia». I militari della Guardia di finanza stamattina hanno bussato alla porta di tre persone: Damiano Sciuto, 31 anni di Catania; Alessandro Concetto Caldarera, 31 anni di Catania; Daniele Borchio, 31 anni di Caltagrirone. A loro hanno notificato un ordine di custodia agli arresti domiciliari mentre un quarto soggetto dell’organizzazione, R.O. 49 anni di Catania, già destinatario di obbligo di dimora e di firma risulta deceduto nel gennaio scorso.

Il business.

Un’articolata e ben oleata organizzazione il cui fine ultimo era quello di garantire un prezzo alla pompa concorrenziale, tasche piene agli organizzatori e qualche piccolo risparmio sul prezzo del carburante agli utenti finali, che poi pagavano nel medio lungo termine con guasti al motore, soprattutto nei propulsori a ciclo Diesel.

Ma a far scoccare la scintilla degli investigatori non era stata l’eccessiva «moria» di motori, bensì un «normale» accertamento fiscale. Partendo da quei primi dati i militari del Comando gruppo delle Fiamme di Gela, hanno riavvolto il nastro, scoperchiando il pentolone. Benzine trattate con acquaragia e solventi, una rete di evasione ben studiata, la disponibilità di un deposito in contrada Roccazzelle e l’apporto di esperti personaggi capaci di miscelare i prodotti e far quadrare il busines.

Un sistema che verteva sul controllo di tre società che i tre indicati principali e soprattutto Sciuto, «intelligente, sveglio», così descritto dagli investigatori, sapevano utilizzare come matrioske, finalizzandole al loro disegno.

Il Blitz.

A partire dalle prime ore di questa mattina, militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Gela e personale appartenente al Gruppo Operativo Regionale Antifrode – DT VIII Sicilia – dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Gela hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari personali, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Gela.

Quattro soggetti sono ritenuti responsabili, in concorso ad altri 9, di aver costituito un’associazione a delinquere con base operativa a Gela che dal 2018 si è specializzata nel contrabbandare, miscelando abusivamente prodotti energetici, carburante adulterato presso diversi impianti di distribuzione stradale o direttamente verso utenti privati.
Contestualmente si sta eseguendo un sequestro preventivo diretto nei confronti di tre società, aventi sedi legali a Misterbianco, Augusta e Gela, le quali saranno poste successivamente in amministrazione giudiziaria.

Arresti domiciliari.

Quattro sono i provvedimenti di misure cautelari personali, tre nella forma degli arresti domiciliari ed uno come obbligo di presentazione alla P.G. e obbligo di dimora, riguardanti l’organizzazione criminale formata da 13 soggetti tra imprenditori, dipendenti delle società o fidati auto-trasportatori che, con base operativa in Sicilia e collegamenti esteri sia in Slovenia che in Croazia, hanno messo in atto un collaudato meccanismo di frode, tanto semplice quanto redditizio, che ha permesso rapidi guadagni in tempi relativamente brevi a danno della parte commerciale sana del settore, nonché degli automobilisti in genere.

Il provvedimento odierno arriva all’esito di un’indagine avviata nell’estate del 2018, quando furono sequestrate cinque autocisterne utilizzate per trasportare il prodotto miscelato presso distributori compiacenti, un intero deposito di carburanti nella zona di contrada Manfria / Roccazzelle, nonché 111.000 litri di prodotto petrolifero adulterato. Contestualmente vennero arrestati 4 soggetti, tre dei quali destinatari oggi della misura cautelare personale, tutti responsabili di miscelazione abusiva di gasolio con diluenti impiegati ordinariamente nella produzione di vernice e che, alla luce del risultato dagli esami chimici effettuati dal laboratorio mobile dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, risultarono essere un additivo simil-solvente denominato «Platformat». Successive e complesse indagini coordinate dalla Procura hanno fatto luce, grazie anche all’ausilio di attività tecniche, su una serie di condotte fraudolente poste in essere dall’organizzazione.

Le indagini.

In particolare, per la miscelazione abusiva veniva utilizzato un deposito commerciale, sito a Gela, di proprietà di una società siracusana, concessa in locazione a una ditta gelese e gestita di fatto, per il tramite del dominus dell’organizzazione, ovvero Sciuto, mediante l’ausilio di mezzi di trasporto messi a disposizione da una terza società anch’essa etnea. Le condotte descritte hanno consentito di ottenere un prodotto non idoneo per l’autotrazione senza che su di esso fossero pagati tanto i diritti doganali, quanto le accise e l’Iva e che lo stesso fosse venduto al di fuori del circuito di vendita ufficiale e pertanto totalmente “in nero”. L’organizzazione criminale ha potuto anche contare sulla pianificazione di trasporti di prodotto da paesi esteri, quali la Slovenia o la Croazia, mediante emissione di falsi das (documenti di accompagnamento di prodotti sottoposti ad accisa) creati ad hoc per mascherare la reale destinazione del prodotto solvente e giustificare spedizioni di carburante nei confronti di depositi che mai hanno visto arrivare il carico, lasciando pertanto la facoltà di poter rivendere il prodotto finito a distributori compiacenti e totalmente in evasione di imposta.
La strategia fraudolenta ha consentito al sodalizio di evadere i tributi gravanti sugli oli minerali e sui prodotti per autotrazione per un totale complessivo, comprensivo di tributi doganali, accisa e Iva, di oltre 437.000 euro.

La conferenza stampa.

I particolari dell’indagine sono stati descritti nel corso di una conferenza stampa svoltasi stamattina a Palazzo di Giustizia, presieduta dal procuratore capo, Fernando Asaro.

(Guarda il video integrale della conferenza).

«Non possiamo quantificare il volume complessivo del business» ha spiegato al termine della conferenza il comandante del gruppo della Guardia di Finanza, capitano Giuseppe Gradillo. «Si tratta comunque di un giro molto consistente», mentre l’evasione che ne deriva è sicuramente superiore ai 400 mila euro.
I tredici componenti dell’organizzazione criminale avrebbero avuto tutti un ruolo ben definito e vede nelle figure apicali i tre destinatari delle misure cautelari personali eseguite all’alba.

Si tratta di Damiano Sciuto, catanese di 31 anni, pluripregiudicato, già condannato per 416-bis e per reati specifici di contrabbando e di fatto il reale dominus della stessa organizzazione; Daniele Borchio, calatino di 53 anni braccio destro di Sciuto, staffetta durante i trasporti, indicato dagli inquirenti quale, falsificatore dei das e riscossore delle somme di denaro dagli acquirenti finali; Alessandro Concetto Caldarera, catanese di 31 anni, elemento definito «essenziale» dagli investigatori, in quanto proprietario del sito di stoccaggio e risolutore di problematiche inerenti alle pratiche doganali. Rilevante anche la figura di R.O. di 49 anni, originario di Catania, deceduto il 27 gennaio 2020, autista e organizzatore di viaggi, abile miscelatore del prodotto solvente con il carburante che ha gestito nel tempo i registri di carico e scarico. Il Giudice per le indagini preliminari ha disposto misure cautelari personali e reali nei confronti di 4 indagati, 3 dei quali sono stati posti agli arresti domiciliari, mentre per l’indagato deceduto nel corso delle indagini era stata disposta la misura dell’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria. Tutti si sono resi responsabili in forma associativa di reati inerenti la violazione della normativa accise e di quella doganale.

«È stato, inoltre, disposto – spiegano i Finanzieri – il sequestro preventivo diretto del complesso aziendale di 3 società, che saranno poste in amministrazione giudiziaria, il cui valore complessivo ammonta ad oltre 13 milioni di euro. Tredici le persone coinvolte nelle indagini».


Redazione
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