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COVID 19 | Vite in isolamento

Gela: «Prigioniere in casa, senza poter scaldare neanche l’acqua per un po’ di pastina». Il racconto di tre donne sole


di Redazione

Gela: «Prigioniere in casa, senza poter scaldare neanche l’acqua per un po’ di pastina». Il racconto di tre donne sole
attualità
21 Ago 2021

Tre donne sole, prigioniere del Covid, costrette a bere solo liquidi e un po’ di cibo freddo per quasi due giorni. Abbandonate al loro destino per colpa di una banalità. Si era finito il gas e trovandosi in quarantena, madre, figlia e nipote, tutte positive, hanno chiesto per quasi due giorni che qualcuno si recasse a sostituire loro la bombola del gas. Una storia di denuncia, ma anche di riconoscenza «verso chi – raccontano a Today24 – è venuto a risolverci il problema». Siamo in uno dei quartieri popolari di Gela, una delle circa duecento famiglie in quarantena. Finisce la bombola del gas e nessuno aiuta le tre donne, la capofamiglia e la figlia, entrambe vedove, la nipote ancora minorenne.

«Non potevamo – dicono – neppure scaldarci l’acqua per la camomilla, né preparare un po’ di pastina alla ragazza».

Iniziano le telefonate: prima al fornitore, il quale è disposto (giustamente) a portare la bombola e lasciarla davanti casa. Ma chi la monta? Nessuno può avvicinarsi all’abitazione, dove vivono appunto tre donne in quarantena. Peraltro la capofamiglia è sofferente. La figlia chiama l’Asp, il 118, le associazioni di volontariato. Nessuno pare abbia la competenza. Si rivolgono ai Vigili del fuoco, i quali, ovviamente, spiegano di non avere questi compiti e di trovarsi in piena emergenza incendi.

Al «coro di supplica» si unisce una cugina, anche lei positiva e in quarantena, che vive in altro quartiere, e decide di patrocinare il caso mettendo mano al telefono.

Sollecita, anzi prega, i Vigili del fuoco. Un capo reparto decide di inviare una squadra: «Non è nostro compito, rispondiamo a una richiesta con umanità»; nel frattempo arriva una chiamata per emergenza incendio e la squadra torna indietro.

Nella casa, con 35 gradi, e senza possibilità di cucinare da quasi due giorni, lo sconforto ha il sopravvento.

Telefonano di nuovo ai Vigili del fuoco, i quali, stavolta, con gli accorgimenti del caso, entrano nell’abitazione e montano la bombola.

«Dobbiamo – dicono – ringraziare i valorosi Vigili del fuoco di Gela, ci sentivamo in abbandono. Ma abbiamo deciso ugualmente di raccontare questa storia perché non accada ad altri. Serve che qualcuno, dall’Asp o dalla Protezione civile comunale, metta a disposizione un servizio per le piccole emergenze».

Come quella accaduta a una giovane mamma, marito lavora fuori, lei sola con un bimbo piccolo. Entrambi positivi e in isolamento. Mercoledì le si è bloccato il condizionatore. E ha dovuto trascorrere due giorni nel caldo torrido, a combattere con la tosse sua e del figlioletto, prima che qualcuno l’aiutasse. In questo caso un riparatore gentile e volenteroso, che si è prestato a una lunga videotelefonata, al termine della quale ha saputo far ripartire il motore del clima. Storie di disagio, ma anche di umanità. In una città investita dal Covid.


Redazione
Today 24 è un quotidiano on line indipendente, fondato nel 2014 da Massimo Sarcuno. Ogni giorno racconta i fatti e le notizie di Gela, Niscemi, Riesi, Butera, Mazzarino e di molti altri comuni del comprensorio. In particolare l’area del Vallone.