Gela: ritardi e code per le visite Covid? «I medici operano con coraggio ogni giorno, con la pioggia e con 40 gradi»
di Redazione

Nei giorni scorsi abbiamo riportato una vicenda legata alle visite liberatorie svolte dai medici dell’Asp (Usca) per i pazienti Covid. Come sempre, dopo aver messo una campana, ovvero la protesta di una giovane madre, con figlioletto e nonna novantenne al seguito, la quale lamentava code e ritardi, proviamo a dare la replica e sentire «l’altra campana». L’Asp non ha diffuso alcuna nota ufficiale. Today24, però, seppure in via ufficiosa, ha cercato di ascoltare anche chi opera sul campo, con tuta, calzari e mascheroni, con i 40 gradi di agosto o le temperature rigide di gennaio, rischiando di prendere il Covid (due operatori sono attualmente positivi).
A Gela opera una sola unità di speciale di continuità assistenziale (a Caltanissetta, ad esempio sono due) e una sola Usca di pronto intervento. Il personale rischia di non essere sufficiente per le esigenze del territorio, basti pensare ai quasi mille positivi dell’estate scorsa, ma è l’intero sistema sanitario in difficoltà per via dell’enormità dell’emergenza sanitaria (per dirla con le parole – ufficiose – dette a Today24 nei giorni scorsi dal management Asp). Due medici esperti, ad esempio, sono stati allontanati perché medici di famiglia con più di 700 scelte.
«Gli operatori – spiega una fonte – a partire dal gruppo originario, hanno affrontato l’emergenza quando nulla si sapeva e con grande coraggio e abnegazione perché non c’era neppure il vaccino. Ha aiutato e favorito l’inizio della campagna vaccinale. In agosto – rivela la fonte – abbiamo lavorato tutti i fine settimana, sabato e domenica e tutti i festivi».
«Le visite al drive in – rivela un’altra fonte – sono una libera scelta dei pazienti. E parliamo di persone che già sono immuni perché hanno svolto le tre settimane di quarantena. I controlli vanno con i loro tempi ma le persone che intendono velocizzare possono recarsi di persona e con tutte le precauzioni. Sono procedure attive in tutta Italia. Ma a Gela si tenta di fare scalpore, sfruttando quella che invece è una disponibilità verso i cittadini».
Ovviamente anziani, bambini e disabili esulano da questa pratica. La visita avviene sempre e solo a domicilio.
«È il sistema sbagliato – conclude un operatore – e forse una mano potrebbe arrivare dai medici dello Spemp o di altri servizi. Potrebbero ruotare e mettersi in campo e dare una mano».
Insomma, il sospetto, è che in atto ci sia una piccola guerra di competenze, dovuta più alla mancanza di medici che a una logica di torti e ripicche. Già, la carenza di medici che è il vero tallone di Achille della sanità periferica, di piccole Asp come quella di Caltanissetta e piccoli ospedali. Ruolo al qual è oggi relegato il Vittorio Emanuele.
