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Il perdono più grande


di Emanuele Artale

Il perdono più grande
opinioni
3 Ott 2021

La festa di San Francesco di Assisi, ci pone dinanzi a un uomo molto amato e venerato nella Chiesa e apprezzato anche da coloro che non abbracciano la fede cattolica. Oltre l’uomo, in lui possiamo trovare anche un poeta molto fine che ha composto dei versi poetici soprattutto una laude conosciuta come il Cantico delle creature dove Francesco loda il Signore per tutta la creazione poiché essa riconduce all’Altissimo Onnipotente bon Signore”.
In questo testo, è stupefacente notare come Francesco loda il Signore anche per l’uomo che sa perdonare per il Suo amore: “Laudato, sii mio Signore, per quelli che perdonano in nome del tuo amore, e sopportano malattie e tribolazione”. La vita umana, alcune volte, è costellata da momenti di tribolazione che scaturiscono da situazioni di sofferenza fisica o spirituale o da eventi critici: chi non si è trovato in una condizione di contrasto con qualcuno a tal punto da mettere in dubbio un’amicizia, una parentela o un rapporto umano? Chi, in un momento di malattia o di crisi, non si è sentito considerato dalle persone più vicine a lui? Chi, non ha provato una situazione spiacevole o non calcolata? Nasce in questa prima fase il rancore e la rabbia che provoca verso gli altri e verso la stessa vita, un senso di freddezza e di indifferenza: questi sentimenti, se non indirizzati bene, spesso conducono all’errore e al male. Solo la fase riflessiva permette di superare questi stati iniziali e capire che il perdono è un dono e un regalo di chi sa guardare in profondità e scorge da lontano l’orizzonte del bene.
Anche nei confronti di Dio, possono esserci momenti di crisi: quante volte gli abbiamo chiesto delle soluzioni ai nostri problemi ma esse non sono arrivate e spesso ci siamo ribellati interiormente; oppure abbiamo pianificato le migliori strade da percorrere nella vita e Lui ci ha condotti per vie che non avevamo preventivato; o abbiamo chiesto a Lui di toglierci delle croci per noi pesanti ed esse sono rimaste per tutto il tempo del nostro cammino. Dinanzi a queste esperienze la rabbia ha dettato legge e accecati da essa abbiamo preferito allontanarci piuttosto che accettare la sfida con fiducia e serenità. Con il tempo e il ritorno in noi stessi abbiamo maturato che il Suo perdono è la medicina alla nostra impulsività e la Sua pazienza è il rimedio alle nostre attese egoistiche.
C’è una terza strada, una terza opzione, forse la più difficile e faticosa: l’importanza di perdonare se stessi. Se il perdono vicendevole e con Dio sono delle mete con il tempo raggiungibili, il perdono a noi stessi è un traguardo difficilissimo raggiunto solo da coloro che si sanno amare. Chi, nel corso della propria vita non ha commesso un errore o di fronte a determinate scelte ha rischiato di sbagliare. Perdonare se stessi non significa giustificarsi o giustificare un comportamento errato, bensì è lasciarsi cicatrizzare quelle ferite emotive e accettarsi così come siamo con i nostri doni e i nostri difetti. Perdonare se stessi è il più bel regalo che possiamo fare a noi, ma non è facile, poiché esso richiede umiltà e profonda compassione. In un percorso di guarigione umano e spirituale l’errore allora diventa l’occasione che ci permette di cambiare poiché ci fa prendere consapevolezza di dove si è sbagliato per dare una nuova prospettiva futura. Questo ci permette di andare avanti con più leggerezza e ci consente di ritrovare la pace perduta.
Allora “Laudato sii mio Signore” per quelli che perdonano se stessi…ma soprattutto “Laudato, sii mio Signore, perché mi hai creata così” (cit. S. Chiara).

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Emanuele Artale
Frate minore cappuccino dal 2004, sacerdote dal 2015. Ha compiuto la formazione religiosa come postulante nel convento di Ragusa, come novizio nel convento di Nicosia, postnovizio nel convento di Modica, studente di teologia presso la Facoltà teologica di Sicilia a Palermo. Dal dicembre 2015 espleta il suo servizio religioso nella casa circondariale di Gela, dove nel gennaio 2017 è stato nominato cappellano. Il vescovo, Rosario Gisana, lo scorso I novembre 2020, lo ha nominato vicario della parrocchia San Rocco di Gela.