Coltivavano pomodori nelle serre della fascia agricola trasformata, la lunga e ricca striscia di costa che si estende dall’Ipparino fino a Gela. Tutto normale se non fosse che, accuse alla mano, avrebbero riprodotto piante di pomodoro coperte da brevetto. La sentenza, per due imprenditori, è di 8 mesi di reclusione, 20 mila euro di multa, 80 mila euro di pagamento danni e 20 mila euro di spese processuali. Il Tribunale di Ragusa ha condannato i titolari di due aziende agricole e vivaistiche per aver riprodotto senza alcuna autorizzazione una varietà di pomodoro protetta da brevetto vegetale comunitario. Si tratta della seconda sentenza di questo tipo in Sicilia. Il processo è nato da una denuncia presentata dall’Aib (Anti-Infringement Bureau for Intellectual Property Rights in Plant Material), un’associazione internazionale di diritto belga che ha come obiettivo la lotta alla contraffazione e più in generale, alle pratiche illegali nel settore delle sementi ortive. La sentenza di primo grado è stata pronunciata lo scorso 28 gennaio 2022. L’accusa era di fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale.