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IL RACCONTO | Testimonianza dal cuore della crisi

Io, gelese in una Milano in ginocchio, tra scuole chiuse e città… sospese Disagi e paure nelle zone più a rischio


di Giusy Costanza

Io, gelese in una Milano in ginocchio, tra scuole chiuse e città… sospese
7 Mar 2020

Il sole splende su Milano ma la vita, sembra essersi spenta, almeno per ora e non per tutti. Le giornate da quando il Coronavirus ha deciso di alzare la testa a nord dello stivale, sembrano rallentate. I minuti somigliano a ore e i giorni scorrono a settimane, scandite da un Dpcm (acronimo di: Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) che costringe alunni e docenti a gestire e mettere in pratica una didattica a distanza ai più sconosciuta fino ad ora. Stare al nord di questi tempi risulta difficile, bisogna fare i conti con un virus che in qualche modo ci ha messi in ginocchio. E se da un lato c’è chi per prudenza prova a reinventarsi una vita alternativa in quarantena per evitare posti con assembramento di persone, dall’altro, c’è chi in modo scellerato e incosciente frequenta zone affollate e perfino le discoteche di questi tempi non avvertono la “crisi”.

La movida diventa l’ago della bilancia che verte nel lato sbagliato e questo di certo non porterà a nulla di buono ma aumenterà in modo incontrollato i contagi. Basterebbe un po’ di prudenza, meno superficialità e fare in modo che lo scorrere del tempo e la sanità facciano il loro corso, e invece no.  Il tempo, se solo potessimo pesarne l’importanza, potrebbe fungere da “medicina” e così tutto avrebbe un sapore e un senso diverso rispetto a quello trascorso fino a qui. Eh sì, proprio il tempo che sembra non passare, in queste lunghe e faticose giornate ci ha costretti a un’introspezione dettagliata, a pensieri latenti che di colpo sono tornati a galla. Un bene? forse si. Non siamo abituati alla riflessione forzata e la Milano che corre si è fermata per capire, per guarire e tornare a camminare a passi più svelti di quelli odierni. Alcune famiglie approfittando dei 15 giorni di stop, hanno pensato bene di fare la settimana bianca, infischiandosene delle misure dettate dalle autorità, atte a tutelare la salute dei cittadini. Le misure di prudenza, non sono sufficienti, i letti nella regione Lombardia scarseggiano, ma questo non basta a tenerci buoni ed in casa. Alcune “zone gialle” nei paesi della provincia milanese appaiono a tratti deserte, aride e senza anime che vagano per paura di ammalarsi, altre zone invece sono popolate da una Milano irresponsabile che ignora le raccomandazioni. Una situazione surreale che ci costringe a fare i conti con la coscienza, una situazione che dimostra quanto il poco senso civico ci accomuna e ci mostri la natura dell’italiano medio. Il Coronavirus ha dato vita a una querelle mediatica che non si era mai vista prima. Si sono invertiti i ruoli e i meridionali inveiscono contro il nord, i lombardi e i veneti sono diventati stranieri a casa propria, una forma di razzismo che si capovolge e la cosa che lascia più inorridire è che, qualcuno riesce pure a esultarne. Notizia di pochi istanti fa è la probabile chiusura in entrata e uscita della Lombardia, Veneto e qualche altra città. Capiremo che per rialzarci abbiamo bisogno di starcene comodamente seduti nel salotto di casa, a leggere un buon libro e perché no a parlare con i nostri coinquilini e familiari che forse poco ascoltiamo, a lavorare in modo differente e a condurre una straordinaria quotidianità in attesa della normalità.

Ascoltiamo i nostri pensieri e amiamola di più questa nostra Italia, e chissà che il virus non se la dia a gambe levate. 


Giusy Costanza
Direttrice del periodico «Mad in Sicily» vanta collaborazioni con il Giornale di Sicilia e vari media. Affermata presentatrice di eventi politici, gala e manifestazioni, è anche autrice del romanzo «Non c'è mai fine in amore» (2013 - Ed Betania)