La cocaina, il fortino, l’inchino al boss. Dodici arresti per droga e associazione armata
di Redazione

Un vero e proprio fortino era la base logistica di una banda criminale che controllava lo spaccio di stupefacenti. Quattordici misure cautelari sono state eseguite dai carabinieri a carico di altrettante persone accusate, a vario titolo, di associazione armata finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi e munizioni, lesioni aggravate e ricettazione, con l’aggravante del metodo mafioso. Per dieci è stata disposta la custodia cautelare in carcere, due sono finiti ai domiciliari e per altri due è scattato il divieto di dimora e obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. A altre quattro persone, invece, è stato notificato l’avviso di interrogatorio preventivo. Operavano nella vicina provincia di Catania con la grave connotazione dell’associazione armata. Nelle intercapedini dei muri del «fortino», coperte da mattoni, erano nascoste anche armi pronte per essere utilizzate. All’esito del blitz dei carabinieri, effettuato nel corso delle indagini, sono stati trovati quasi settecento grammi di cocaina e un chilo e ottocento grammi marijuana, bilancini e materiale per il taglio e il confezionamento dello stupefacente. Oltre alla droga, anche quattro pistole, di cui due con matricola abrasa, con altrettanti caricatori e munizioni, guanti e passamontagna. Le indagini sono scattate nell’ottobre del 2021 e sono andate avanti sino a maggio del 2022. Anche grazie alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia gli investigatori dell’Arma sono riusciti a ricostruire l’operatività del gruppo criminale. Dalle carte dell’operazione, nome in codice «Cubisia Connection», emerge il ruolo centrale di Paolo Scuderi e dei fratelli Carmelo e Ottavio Mariano Grasso. Il collegamento con i consumatori veniva assicurato attraverso telefoni cellulari dedicati allo spaccio: le utenze servivano a raccogliere le richieste dei clienti e a concordare le modalità di consegna della droga. Il gruppo agiva con metodi intimidatori. I carabinieri hanno ricostruito, tra l’altro, i dettagli di una spedizione punitiva nei confronti di una persona che svolgeva un’attività di spaccio concorrenziale nella stessa zona controllata dal gruppo.
«Condotte di spregiudicata violenza volta a incutere timore nei rivali» sarebbero state infatti messe in atto dagli indagati. L’accusa arriva dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia, che ha coordinato le indagini. Violenze che il gruppo criminale avrebbe compiuto cercando di imporre il proprio predominio sul territorio.
La banda, riconducibile alla famiglia dei Santapaola Ercolano, attiva nel traffico di cocaina, crack, marijuana e skunk, avrebbe evidenziato «plateali affermazioni di affiliazione, tipicamente mafiose». L’inchino, documentato dalle telecamere degli investigatori dell’Arma, ne è una dimostrazione. Nel video, diffuso dai militari, si vede infatti un corteo di scooter sotto casa di uno dei vertici dell’organizzazione. Una manifestazione che è un «segno di solidarietà e fedeltà» dopo il suo arresto in flagranza e la restrizione ai domiciliari.
