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Le due ali: amare ed essere amati


di Emanuele Artale

Le due ali: amare ed essere amati
opinioni
11 Mar 2022

Con il rito dell’imposizione delle ceneri sul capo, il mercoledì delle ceneri, la Chiesa inizia il tempo della Quaresima: un cammino di quaranta giorni che ha come meta il Triduo Pasquale in cui celebriamo la morte e la resurrezione del Signore.
L’immagine utilizzata in questo tempo forte è quella del “deserto”: un luogo di tentazione, di solitudine, di mancanza di acqua e di cibo, di cammino faticoso, ma certamente un luogo dove Dio può parlare al cuore della sua Sposa, così come dice il profeta Osea, “la condurrò nel desertoe parlerò al suo cuore.” (Osea 2,16).
Il cuore, biblicamente inteso come sede della volontà e luogo in cui si esercita la fede, suggerisce che ad essere chiamata in causa è la relazione di alleanza con Dio. Egli è un Dio che sa tornare sui suoi passi e che, in nome dell’amore di alleanza, cambia l’ira in perdono e la catastrofe in benedizione: “Egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male” (Gl 2, 13).
Nasce in noi la domanda: “Dio perdona sempre? Dinanzi al continuo peccare dell’uomo,Dio amaincessantemente?” La risposta è affermativa.Perché l’amore di Dio è così, è un amore che sa di cosa sei fatto, quanto sei debole, perché sei caduto e a te provvede allontanandoti dalle tue colpe. La misericordia di Dio cerca la nostra povertà e la ama perché noi possiamo guarire dalle nostre ferite.Questo non vuol dire che ci dà sempre ragione, ma ci corregge e ci cura: “Riconosci in cuor tuo che, come un uomo corregge il figlio, così il Signore tuo Dio corregge te” (Dt 8,5).E’ un amore che richiama alla vita autentica, insegna all’uomo l’arte di amare e lo predispone all’apertura verso l’altro.
La verifica di questo cambiamento avviene in un luogo particolare, nel deserto della nostra interiorità, e in una situazione particolare, quelladel nostro “limite” umano. Quando dentro noi stessi prendiamo coscienza di essere “limitati”,la tentazione è quella di pretendere che le cose siano in funzione del proprio “appetito” e che esse siano idonee a nasconderela nostra insufficienza.Si diventa amici, si diventa sposi, si diventa padri, si diventa veri, si diventa cristiani, si impara ad amare quando nel momento dell’estrema necessità il cuore non si piega verso la banalità ma si fa il salto nella fiducia in Dio. Dinanzi alla tentazione del deserto «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane», che tenta Gesù ad approfittare della sua posizione privilegiata di Figlio di Dio, dirò a me stesso, proprio perché sono figlio di Dio in questa situazione limite non mi accontento, ma aspetto da Dio il pane.
Questa apertura mi porterà a saper amare Dio e gli altri in modo vero e autentico, perché “la Vita è una grande storia d’Amore, amare ed essere amati sono le due ali che innalzano l’uomo verso alti orizzonti, se questo amore è totale e gratuito l’uomo raggiunge l’Orizzonte divino”. Sono le parole del Testamento spirituale di Fra’ Vittorio Midolo, Frate Cappuccino morto prematuramente.
Ho voluto attingere le sue parole per offrire a tutti noi una riflessione per questa Quaresima, perché il cammino che abbiamo iniziato sia autentico e sia fruttuoso. Buona Quaresima a tutti.

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Emanuele Artale
Frate minore cappuccino dal 2004, sacerdote dal 2015. Ha compiuto la formazione religiosa come postulante nel convento di Ragusa, come novizio nel convento di Nicosia, postnovizio nel convento di Modica, studente di teologia presso la Facoltà teologica di Sicilia a Palermo. Dal dicembre 2015 espleta il suo servizio religioso nella casa circondariale di Gela, dove nel gennaio 2017 è stato nominato cappellano. Il vescovo, Rosario Gisana, lo scorso I novembre 2020, lo ha nominato vicario della parrocchia San Rocco di Gela.