Niscemi, 7 indagati per la morte di Aurora. Altro sit in nelle bare per Maida e Ristagno
di Alberto Drago

L’incidente stradale del 28 gennaio scorso, nel quale perse la vita la piccola Aurora Pitino, poteva essere evitato? È il quesito sul quale sta cercando di fare luce l’indagine coordinata dalla Procura di Gela e affidata agli agenti del commissariato di Niscemi. Dalle carte dell’indagine emerge che ci sarebbero 7 indagati: sei dipendenti del Libero consorzio comunale di Caltanissetta, ente titolare della strada, la Sp 11 Niscemi – Gela (per i quali si ipotizza il reato in concorso di omicidio colposo) e la madre della piccola, iscritta nel registro degli indagati per atto dovuto in quanto era alla guida dell’auto schiantatasi contro un muretto. La donna stava accompagnando a scuola i tre figlioletti: Aurora di quasi 10 anni e i due più piccoli. La bambina perse la vita quasi sul colpo, a seguito dei gravi traumi riportati nell’impatto. Agghiaccianti i minuti successivi: tra i primi a giungere sul posto fu il papà di Aurora, un carabiniere in servizio a Gela. Una scena terribile che speriamo non si debba mai più ripetere. Per questo, da diversi giorni, lottano Giuseppe Maida e Rosario Ristagno, cittadini attivi, promotori di tante battaglie. Facendosi interpreti del sentimento popolare hanno deciso di continuare la loro plateale protesta, all’interno di due bare, per dire basta morti sulla Sp 11.

Per la seconda volta, in meno di un mese, insceneranno un sit in davanti agli uffici del Libero consorzio, nel capoluogo, dove sarà allestita una sorta di camera ardente e con loro due dentro alle casse da morto. La pacifica protesta si terrà dalle 16 di domani fino alle 18 sabato. Le bare e il resto del corredo funebre verranno allestiti all’interno di un furgone che stazionerà con le portiere aperte in prossimità della sede dell’ex Provincia. Un modo plateale per richiamare l’attenzione sul tema della sicurezza lungo la Sp 11, la «strada killer».
«A oggi -affermano Maida e Ristagno – non abbiamo avuto nessuna notizia in merito alle promesse scritte sui documenti che i funzionari del Libero consorzio ci consegnarono il 13 febbraio scorso, in occasione del primo sit in. Dopo il sequestro della Sp 11 disposto dalla procura di Gela, in attesa che vengono eseguiti gli interventi di manutenzione da parte dell’ex Provincia, con la somma di 290 mila euro di pregressa attivazione, ci aspettiamo che vengano almeno collocati in tempi brevi i tutor o gli autovelox, al fine di scongiurare altre terribili tragedie. Nel documento relativo alla conferenza dei servizi leggiamo che “al fine di fare rispettare il limite di velocità indicato, occorre installare sull’Sp 11 un sistema di rilevazione automatico della velocità con relative sanzioni per i trasgressori”. Si faccia presto».

I due cittadini attivi di Niscemi tornano così a rivolgere un accorato appello agli organi competenti, affinché si attivino le procedure per la messa in opera dei dispositivi di controllo della velocità, in modo da ridurre il rischio di incidenti stradali.
Intanto ieri sono iniziate le operazioni tecniche conseguenti al sequestro disposto dalla procura. L’ufficio requirente, guidato dal dottor Salvatore Vella, aveva emesso provvedimento di sequestro di un tratto di strada di circa 400 metri. Ieri i periti incaricati dalla pm, Dina Aletta, sostituto procuratore, hanno iniziato i rilievi tecnici. Sono gli ingegneri Antonio Barcellona, dell’Università di Palermo e Francesco Vullo. Lungo il tratto di strada interessato sono stati effettuati i primi carotaggi per accertare se il manto stradale, al momento dell’incidente, fosse conforme. Nei giorni scorsi si era svolto un altro sopralluogo, in quel caso per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente. Tra i fatti da accertare, secondo quanto filtra, ci sarebbe anche l’origine di alcune opere edili presenti in quel tratto di strada. Segnatamente un muro di recinzione che costeggia la strada e un immobile adibito a opificio industriale che si trova proprio nei pressi del luogo dell’incidente. Intanto periti di parte hanno chiesto ai pm di poter visionare la carcassa della Fiat «Panda» a bordo della quale ha trovato la morte la piccola Aurora.
