Niscemi, 8 ore nell’Obi per una trasfusione. Il caso riferito da un paziente ottantenne
di Alberto Drago

I servizi sanitari dell’ospedale «Suor Cecilia Basarocco» a causa della grave carenza di personale medico, della mancanza di un anestesista rianimatore, dell’impossibilità di ricoverare pazienti in regime di degenza ordinaria perché nell’unità operativa di Medicina i posti letto sono stati ridotti e la stessa è stata convertita in reparto di lungodegenza con soli due posti letto disponibili in day hospital, non riescono più a garantire i parametri minimi dell’assistenza ai pazienti che si presentano al pronto soccorso. Tanti i pazienti che accompagnati al pronto soccorso, hanno toccato con mano le condizioni inaccettabili in cui versa la sanità ospedaliera. Come il caso di un anziano di 80 anni, il quale invitato a recarsi urgentemente al pronto soccorso dal laboratorio analisi perché trovato con l’emoglobina sotto i normali parametri vitali, ha dovuto attendere nell’Obi dell’Ospedale di Niscemi 8 ore prima di essere sottoposto a trasfusione di sangue, rischiando per questo gravi complicazioni.
Non sarebbe stato possibile infatti ricoverare e trasferire in ambulanza l’anziano in un ospedale vicino perché l’Unità operativa di medicina, essendo chiusa, il medico non ha potuto disporre il suo ricovero.

Il nipote dell’anziano infatti si è rifiutato di accompagnare lo zio con l’auto in un altro ospedale per un intervento trasfusionale più celere e immediato per il timore che le condizioni di salute durante il viaggio, potessero complicarsi, per cui ha preferito che fosse tenuto sotto osservazione all’Obi dell’ospedale di Niscemi, in attesa delle sacche di sangue da Gela che poi sono arrivate dopo 8 ore.
Una popolazione quella di Niscemi, costituita da circa 26 mila abitanti che vivono in un territorio dichiarato ad alto rischio ambientale, sismico e franoso, che per oltre 50 anni è stata soggetta all’inquinamento atmosferico causato dai fumi industriali del petrolchimico gelese, che si trova pure esposta alle onde elettromagnetiche emesse dalle 46 antenne Nrtf e Muos della Base della Marina militare statunitense di Ulmo e dove essendo pure alti gli indici di mortalità per tumore, non usufruisce di un ospedale efficiente.
Nei giorni scorsi il dottor Alfonso Cirrone Cipolla, direttore del distretto ospedaliero dell’area Sud, aveva annunciato il potenziamento dell’ospedale di Niscemi con interventi mirati al miglioramento dell’Area di emergenza urgenza e del Reparto lungodegenza. Notizia che abbiamo ampiamente trattato su Today24. Al direttore sanitario giriamo ugualmente la richiesta per un eventuale ulteriore replica sul caso riferito dal paziente ottantenne.
