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CONFERENZA | ItalyChurchToo

Pedofilia nella chiesa, le toccanti testimonianze delle vittime. «Serve indagine indipendente»


di Redazione

Pedofilia nella chiesa, le toccanti testimonianze delle vittime. «Serve indagine indipendente»
attualità
16 Feb 2022

«Ho 40 anni e sono il figlio del prete pedofilo che abusò di mia madre quando lei aveva 13 anni». È la testimonianza resa da un quarantenne che vive in Emilia, durante la conferenza stampa di presentazione del Coordinamento contro gli abusi nella chiesa #ItalyChurchToo. L’uomo raccontando la sua storia, ha citato nome e cognome del sacerdote ora defunto, riconosciuto come suo padre dopo un esame del Dna. Tra le testimonianze delle vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti, anche quella del giovane di Enna che ha denunciato le presunte violenze compiute da don Giuseppe Rugolo, sacerdote all’epoca in seno alla diocesi di Piazza Armerina, a carico del quale si sta celebrando il processo di primo grado. Italychurchtoo ha radunato per la prima volta realtà del mondo cattolico e religioso in generale, come l’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne, Donne per la Chiesa, Voices Of Faith, Rete l’Abuso, Adista, Comitè de la Jupe, Comitato Vittime e Famiglie, Noi siamo Chiesa e Left. Tra gli obiettivi del coordinamento, la nascita di un Osservatorio indipendente, sulla scorta di quelli nati in Francia o negli Stati Uniti, su un fenomeno nei confronti del quale, in Italia, ci sono forti resistenze da parte dello stesso mondo cattolico. “Nel contesto della lotta agli abusi perpetrati all’interno della chiesa cattolica – ha spiegato in apertura Ludovica Eugenio giornalista, responsabile del settimanale cattolico Adista – hanno deciso di riunire le forze, una serie di associazioni espressione del laicato cattolico, espressione della voce delle vittime, espressione dell’informazione come servizio alla cittadinanza. In molti Paesi del mondo si è intervenuti con indagini che hanno potuto superare le resistenze della chiesa a riconoscere il proprio fallimento istituzionale, sia sul piano del numero dei casi, sia sul piano degli insabbiamenti e della cattiva gestione da parte delle gerarchie. L’Italia è l’unico Paese in cui la chiesa e le istituzioni laiche non hanno mai voluto realizzare un’inchiesta su scala nazionale per far luce su un fenomeno criminale. Vogliamo sollecitare la chiesa cattolica a operare un cambio di mentalità e a fare luce sul passato, a prescindere dal danno di immagine, assumendosi la responsabilità degli abusi, degli insabbiamenti e dell’abbandono delle vittime rimaste senza ascolto e risarcimento”. Il coordinamento chiede che la Conferenza Episcopale Italiana affidi ad una commissione indipendente un’indagine sugli abusi compiuti all’interno della Chiesa italiana, presieduta da persona indipendente dalle parti interessati, aprendo, se necessario, tutti gli archivi di Diocesi, conventi e monasteri. Tra i temi emersi nel corso della conferenza stampa, quello degli abusi subiti dalle suore, dei quali si occupa l’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne. Dai racconti delle vittime, ma anche dai dati in possesso delle associazioni, è emerso l’atteggiamento assunto dalle parrocchie, dai sacerdoti e dalle Diocesi, quando, come nel caso del giovane di Enna, raccolgono i racconti delle vittime. Dalle testimonianze è emerso il pesante isolamento nel quale si trovano le vittime e le loro famiglie, dopo le denunce. Tutte le associazioni che formano il coordinamento hanno sollevato la problematica della mancanza di terzietà dei Centri diocesani a tutela dei minori e quindi la necessità di un Osservatorio indipendente. Il coordinamento chiede anche che le vittime e le loro famiglie siano risarcite dei danni subiti. Nel corso della conferenza stampa è stata annunciata la creazione di un database, sui casi di pedofilia nella chiesa, messo a punto dal settimanale Left in collaborazione con Rete L’Abuso, unica associazione italiana che si occupa, da 15 anni, di raccogliere le vittime di pedofilia della Chiesa.


Redazione
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