Ragazzino di Niscemi pestato a sangue in Piemonte. Il pm chiede due anni per l’aggressore
di Redazione

Due anni di reclusione per il reato di lesioni gravissime. È la richiesta dell’accusa al processo per il pestaggio di un ragazzino di Niscemi, per alcuni mesi emigrato nel nord, vittima di un pestaggio ad Arona, località del Piemonte sulle rive del lago Maggiore. Il ragazzo (T.F. le iniziali), oggi ventenne, la sera del 12 luglio del 2020, venne brutalmente colpito da un gruppo di teppisti. A giudizio un giovane, già maggiorenne all’epoca dei fatti (F.M. le iniziali), mentre per altri due, all’epoca minori, si procede in separata sede. Quella sera, stando alla ricostruzione, il ragazzino i Niscemi, all’epoca quindicenne, che da qualche tempo abitava con la sua famiglia a Novara poiché il padre aveva avviato alcune attività commerciali e una bottega di frutta e verdure, era rimasto ferito al termine di una violenta lite tra le vie del centro aronese. Pare che il ragazzino si fosse recato sul lago per una festa e per caso si era imbattuto in quel branco. Per spaventarlo avrebbero prima tirato fuori un coltello e glielo avrebbero mostrato, senza usarlo, poi lui avrebbe cercato di scappare, ma sarebbe stato inseguito: una volta raggiunto, in tre lo avrebbero preso a calci e pugni in faccia.
Il quindicenne, privo di conoscenza, era finito in ospedale, con prognosi di 40 giorni, fratture al volto e, soprattutto, un decorso ospedaliero lungo e complicato: non riusciva a mangiare per via del colpo subito alla mandibola e la madre doveva assisterlo e imboccarlo col cucchiaino. I medici, per ridurre le sue sofferenze, lo avevano indotto in coma farmacologico. Sembrerebbe che poco prima dell’aggressione il malcapitato fosse intervenuto a difesa di un altro minore, anche lui preso di mira dallo stesso trio. Questo atto di coraggio, forse, l’elemento scatenante del tutto.
Davanti al giudice, prima della requisitoria, avevano deposto alcuni ragazzi, testimoni oculari dell’accaduto e il padre di uno dei tre imputati, che non era presente ai fatti. Ha riferito che suo figlio non sarebbe stato individuato inizialmente quale responsabile dell’aggressione e si è detto perciò stupito del fatto che a lui erano risaliti solo dopo qualche mese.
Era stato sentito anche un altro giovane, naturalizzato italiano, che ha ricostruito alcune fasi della vicenda: avrebbe visto il minore che scappava, rincorso da uno con il coltello e detto di averlo poi soccorso a terra dopo che era stato malmenato. «Era magro – aveva riferito in aula – piccolino, aveva una camicia bianca tutta insanguinata e sembrava morto. Non ho visto la fase del pestaggio, ma secondo me sono stati loro». Altri due procedimenti, a carico di altrettanti ragazzi, sono stati definiti in altra sede. Un altro dei presunti aggressori (G.D. le iniziali), ha patteggiato un anno e 2 mesi, mentre il terzo (P. F.) è imputato davanti al gup del Tribunale per i minori di Torino. Ha ammesso le sue colpe – è quello che impugnava il coltello – e il giudice gli ha concesso la messa alla prova.
L’avvocato Salvo Macrì del foro di Gela, rappresenta la parte civile, ovvero il ragazzo ferito e la madre. Entrambi, madre e figlio, sono tornati a vivere in Sicilia. Hanno patito, oltre ai traumi, al grosso spavento, le sofferenze del lungo periodo di accudimento del figlio nelle fasi della ripresa. La parte civile ha chiesto 50 mila euro di risarcimento provvisorio per il ragazzo picchiato e 15 mila per la madre, in attesa di eventuale procedimento in sede civile. «L’episodio di Arona – dice Macrì al Corriere di Novara – fa pensare a un protagonismo spiccato da parte dell’imputato maggiorenne, che non si tirò indietro dal colpire il minore. Si è trattato di un’evidente crudeltà e rilevo peraltro la leggerezza e spensieratezza con cui i ragazzi proseguirono la loro serata di divertimento, raccontandosi tra di loro l’accaduto. Una vicenda per loro normale, una variante del sabato sera che lascia basiti. È stato F. M., così è emerso, ad assestare gli ultimi colpi». Si tornerà in aula il prossimo 21 maggio per eventuali repliche e sentenza.
