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Riesi: papà coinvolto in un blitz, poi assolto. La prefettura nega la white list. Giovane imprenditrice: «Grave ingiustizia»


di Redazione

Riesi: papà coinvolto in un blitz, poi assolto. La prefettura nega la white list. Giovane imprenditrice: «Grave ingiustizia»
attualità
18 Giu 2021

Un’azienda di Riesi non può ottenere la white list perché la titolare, Desirèe Vasta, 27 anni, è figlia di uno degli uomini coinvolti nell’operazione Odessa, assolto in appello. Lui, Filippo Vasta, sessant’anni, non ha alcuna condanna sulle spalle, ma alla figlia viene negato l’accesso nella lista bianca. La prefettura di Caltanissetta ha opposto il diniego all’iscrizione della società Divina Service, che opera nel settore idrico, perché ci sarebbe un concreto rischio di infiltrazioni mafiose per condizionare le scelte e gli indirizzi della società. Una delle colpe della ragazza é quella di essere figlia di Vasta, arrestato nel 2005 nell’ambito dell’operazione «Odessa». Era accusato di omicidio e associazione mafiosa e nel 2008 era stato condannato a cinque anni per associazione mafiosa. Poi assolto due anni dopo dalla Corte d’Assise d’Appello. Recentemente l’imprenditore è stato riconosciuto vittima di estorsione tant’è che due appartenenti a Cosa nostra sono stati condannati al risarcimento dei danni. Filippo Vasta – secondo la prefettura – non può essere ritenuto organico ai clan, ma il fatto che non denunciò le estorsioni subite dimostra il suo ruolo ambiguo al fine di non subire danni economici eccessivi.

«Mio padre – dice la giovane – è vittima dello Stato che lo ha prima ritenuto mafioso ma è stato assolto, poi vittima del racket delle estorsioni e ora la sua vicenda giudiziaria piomba sulle nostre spalle».

Il diniego fa leva sui rapporti parentali di Filippo Vasta con un cugino ergastolano e con un ex cognato, ma anche sul fato che non sarebbero note le fonti economiche da cui Desirèe Vasta, giovane e priva di redditi propri, abbia potuto attingere per la costituzione di detta società.

Nel provvedimento di diniego viene riportato anche che sussistono significativi elementi controindicati ai fini delle verifiche antimafia, quali il versamento di tangenti in favore della consorteria mafiosa di Riesi, la ricerca di protezione e di agevolazioni al procacciamento di lavori per la propria ditta, i rapporti e le relazioni intrattenuti con pregiudicati del fuoco, la rete di parentele con esponenti del panorama criminale.

Un mix che non permette alla figlia di poter andare avanti con l’azienda costituita nel 2018.

Per la Prefettura esisterebbero profili di continuità tra la società Divina Service di Desirèe Vasta e la Divina Acquedotti che era del fratello Carmelo Vasta, raggiunta anche questa da decreto prefettizio ormai definitivo.

In una missiva inviata al Prefetto Desire’ Vasta ricostruisce la storia di suo padre, la notte dell’arresto e tutte le vicende giudiziarie che ne sono seguite. Ma scrive quella che per lei e’ un’amara constatazione:

«Lo Stato – scrive la giovane donna in una nota al prefetto – da un lato di assolve riconoscendo la correttezza del tuo passato, e dall’altro condanna i tuoi figli ad un futuro senza scampo».


Redazione
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