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Sta squillando…. celebrare insieme la Santa Messa


di Emanuele Artale

Sta squillando…. celebrare insieme la Santa Messa
opinioni
30 Mar 2020

Sono le ore 14:30 di un classico giorno di pandemia e devo preparami a celebrare la santa Messa. Dentro di me si fa strada un senso di inquietudine: sento la necessità di una comunità ecclesiale… Avverto così il bisogno di avere intorno a me la gente che assiste alla Messa e vorrei ancora sentire il rumore dei passi dei fedeli che entrano in Chiesa.

Come poter soddisfare questa necessità? Come sentire di nuovo quella gioia di quando celebri e condividi con i fratelli di fede la stessa Eucaristia?

Un flash… un’idea… guardo il mio cellulare e inizio a pensare a qualcosa di positivo, di entusiasmante, che possa appagare quella “tristezza” provata precedentemente. Il cellulare, lo strumento che tante volte vorresti gettare via ed eliminare dalle tue giornate, all’improvviso diventa il prezioso mezzo e il tuo “amico” per raggiungere gli altri e creare quell’assemblea che cercavi, quel modo di riempire virtualmente i banchi della tua chiesa che da qualche tempo a questa parte sono vuoti.

Effettuo, quindi, l’accesso a WhatsApp e inizio a mandare qualche messaggio in chat: “Sei disponibile a celebrare Messa con me?” e l’altro risponde: “Si”; qualcun altro ribatte: “In che senso?” e io spiego: “Nel senso che faccio una videochiamata con voi e inizio la Messa”. Alla fine tutti confermano il mio invito con un “Ok”. Inizia così un’esperienza virtuale, una nuova modalità di essere frate-sacerdote, la mia prima videochiamata a una comunità, che porta i miei occhi a fissare quella scritta che compare sul display del mio cellulare: “Sta squillando…”.                                                  

I fratelli mi rispondono che ci sono e sono pronti a iniziare la Celebrazione Eucaristica.                        Tutto sembra ritornare alla normalità: in pochi minuti mi ritrovo di nuovo alla presenza della gente che da qualche settimana non entra più nella nostra Chiesa. Finalmente rivedo volti e sento voci che mi risuonano familiari e che interagiscono con me.

Inizia il canto, uno dei partecipanti legge le letture e di nuovo rivivo la certezza che quella Messa è un’azione liturgica non solo “per il popolo” ma anche “con il popolo”: forse ci sarà un leggero ritardo nell’audio ma la gioia di incontrare i fratelli supera ogni deficienza tecnica; forse coloro che assistono non potranno ricevere la Comunione ma hanno incontrato lo stesso il Signore nella preghiera comunitaria. Il cuore di tutti è colmo di gioia, inizia a sentirsi dentro ognuno di noi un senso di pace e di tranquillità.

Perché non ripetere l’esperienza? Perché non darci un appuntamento settimanale per pregare insieme con qualche piattaforma web? Sicuramente non è il metodo usuale, ordinario, canonico;  ma in questo tempo in cui siamo in isolamento con noi stessi e con la nostra famiglia, continuare a essere cristiani e alimentare il nostro essere figli di Dio è l’esperienza più forte di qualunque Coronavirus.                           Oggi pregare per tutti coloro che stanno vivendo questa malattia o sono morti a causa di essa è più necessario di qualunque altra cosa. A livello nazionale, i sacerdoti hanno avvertito l’urgenza pastorale di continuare a essere vicini alla gente e nutrire il popolo con la Parola di Dio e i Sacramenti e, attraverso la loro creatività e originalità, sono stati capaci di rimodulare il proprio ministero passando dal pulpito delle Chiese alle case della gente attraverso un mondo virtuale che sicuramente non è stato oggetto di studio nella loro formazione teologica e filosofica.

In questo periodo di prova solo la presenza di Dio e la preghiera rivolta a Lui ci permette di andare avanti, anche con un semplice telefonino.

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Emanuele Artale
Frate minore cappuccino dal 2004, sacerdote dal 2015. Ha compiuto la formazione religiosa come postulante nel convento di Ragusa, come novizio nel convento di Nicosia, postnovizio nel convento di Modica, studente di teologia presso la Facoltà teologica di Sicilia a Palermo. Dal dicembre 2015 espleta il suo servizio religioso nella casa circondariale di Gela, dove nel gennaio 2017 è stato nominato cappellano. Il vescovo, Rosario Gisana, lo scorso I novembre 2020, lo ha nominato vicario della parrocchia San Rocco di Gela.