Villa Romana, trasferiti i reperti. Sito archeologico di grande interesse. Il sindaco: «Per noi grande occasione di sviluppo»
di Redazione
Nei giorni scorsi è stato condotto il trasferimento definitivo dei reperti archeologici rinvenuti nel sito di contrada Manca, a Vallelunga Pratameno, dove nel 2020, durante i lavori per il raddoppio ferroviario Palermo-Catania a cura di Italferr Spa, emersero i resti di un insediamento antico, di epoca romana. Le attività conseguenti al ritrovamento del materiale archeologico nell’area della Villa Romana, hanno visto in questi mesi la partecipazione e l’impegno delle autorità locali, il sindaco, Giuseppe Montesano, gli assessori e i consiglieri comunali, con la presenza dell’archeologa Ornella Cravotta e del rappresentante della società Es Srl Progetti e Sistemi Giuseppe D’Aria.
«La scoperta di queste antiche vestigia – afferma il sindaco Montesano – rappresenta un’occasione unica per la crescita del nostro territorio. Sia sotto il profilo culturale che economico. Grazie alla stretta collaborazione con la soprintendenza dei Beni culturali continueremo un percorso comune con l’obiettivo di individuare l’area archeologica in tutta la sua estensione e di portare avanti il progetto di valorizzazione del sito».
Le ricerche finora effettuate hanno fatto emergere diversi edifici a pianta rettangolare che si distribuiscono secondo una pianificazione urbanistica non sempre regolare e che prospettano verso una zona centrale sulla quale sembra aprirsi anche un altro vano che presenta consistenti tracce di bruciato e resti di concotto. Inoltre, la scoperta di alcune tegole con bollo, lascia ipotizzare che la villa sia collegabile a un personaggio della cerchia pubblica romana.
Le ricerche vennero avviate tra il 2020 e il 2021 a seguito dell’attività di vigilanza della Soprintendenza dei Beni culturali di Caltanissetta sui lavori del raddoppio della linea ferrata Catania-Palermo.
(Nella foto grande, in alto, il sindaco di Vallelunga, Giuseppe Montesano con l’archeologa, Ornella Cravotta e il referente Es Srl, Giuseppe D’Aria. A lato le casette con i reperti ritrovati nella Villa Romana di Vallelunga, recentemente trasferite. Sopra e in basso alcune immagini del sito archeologico di contrada Manca).
Secondo i tecnici la scoperta della Villa Romana rappresenta un’importante testimonianza della vita economica dell’entroterra siciliano in quell’area che per i romani era il granaio dell’impero. Le scoperte effettuate consegnano l’emozione di una testimonianza della ricca attività economica dell’area del cosiddetto Vallone. Il ritrovamento di abbondante materiale ceramico di scarico all’esterno degli ambienti lascia ipotizzare un’attività di produzione e lavorazione di terrecotte, la cui destinazione è in fase di studio. Mentre gli edifici individuati presentano caratteristiche costruttive riscontrate in modo costante per gli insediamenti dell’epoca.
La scheda
Le costruzioni individuate nel corso dell’ultima fase di scavo, quasi sempre a pianta rettangolare, sono costituite da almeno quattro vani in sequenza secondo un prevalente asse nordest – sudovest, fatta eccezione per l’edificio IV, che presenta un orientamento chiaramente divergente. In tre casi, l’angolo sudovest interno del vano è delimitato da un muretto semicircolare ed è pavimentato da un lastricato di ciottoli. Probabilmente si tratta di un vano ripostiglio per prodotti della terra o altre provviste. Alcuni ambienti di questo insediamento si ritiene dovessero essere utilizzati come deposito o magazzino. È il caso, a esempio, dell’ambiente posto al centro dell’area di scavo, che ha restituito una notevole quantità di anfore da trasporto riconducibili, secondo una prima analisi, a 3-4 tipologie prevalentemente di produzione africana che si collocano cronologicamente tra IV e V secolo d.C.
L’insediamento, che è di grandi dimensioni, doveva avere degli spazi la cui funzionalità deve ancora essere individuata, come il grande ambiente rettangolare (edificio X) interamente pavimentato con ciottoli di piccole dimensioni che sembra essere stato privo di copertura e probabilmente utilizzato come ricovero per animali.
Un altro dato interessante, che proviene dagli scavi, riguarda la sequenza della frequentazione del sito. La villa si colloca chiaramente su una precedente fase che è stata individuata, al momento, nella zona nord-orientale di un terzo spazio aperto a sud dell’edificio. Le strutture individuate sono pertinenti a una costruzione a pianta quadrata o rettangolare al cui interno si imposta un grande impianto circolare a doppio paramento per il quale, al momento, è prematuro avanzare ipotesi funzionali dal momento che lo scavo non è ancora stato completato.
Dall’abbondanza dei tipi di ceramica rinvenuti, fra i quali si distinguono lucerne, anfore, vasellame da mensa in sigillata africana, ma anche alcune monete, collocabili entro un arco cronologico compreso tra il II e il IV sec. d.C. si desume la lunga vita di questo interessante complesso edilizio che aveva trovato il suo principale sostentamento nello sfruttamento, a scopi cerealicoli, del vasto territorio attraversato dal torrente Belici.