Gela Zona Rossa? No, zona balneare. Pomeriggio spettacolare e passeggiata. Poco importa se l’indice Rt sfiora l’1,3
di Redazione

Domenica pomeriggio, lungomare. Il sole è una sfera arancione sul cielo verso Tunisi. Ventidue gradi all’ombra, auto in coda, non c’è spazio neppure per uno spillo. Coppie con il passeggino, ragazzi, famiglie, gruppi di amici. Nulla da eccepire, bellissimo. Pure meritato, se vogliamo, dopo giorni difficili con il dato dei contagi che ieri sera si è spinto fino a quasi quota duecento (197). Che potrebbero essere molti di più, almeno 230 se i 45 tamponi antigentci eseguiti sabato pomeriggio saranno confermati dal test moecolare. Fa rabbia, quindi, vedere che molti la mascherina non la indossano, almeno la metà. Un lusso che forse, come collettività, non possiamo più permetterci.
Il rovescio della medaglia.
Basta infatti cambiare scenario per accorgersene. Zona via Recanati, incrociamo due sanitari dell’Usca. Un uomo e una donna con le tute di protezione e le visiere vanno a fare visita ai positivi Covid. Portano assistenza, visitano. «Un’intera famiglia contagiata ci racconta un vicino». Più avanti, all’ospedale, c’è un’ambulanza con un paziente a bordo in attesa di tampone. Ma siamo veramente una città ad altissimo rischio? Proviamo a incrociare i pochi dati che l’Asp mette a disposizione dei giornali.
L’indice Rt pari a 1,3.
Non disponiamo dei dati completi dell’Asp. Non abbiamo il dato dei sintomatici. Possiamo quindi abbozzare un indice secondo il metodo Infn, quello peggiorativo. Ieri 1,75, venerdì 1,66, giovedì 10, mercoledì 2, martedì 1, lunedì non attendibile. La media è un indice Rt 3,28. Ma il calcolo che invece usa l’Istituto superiore della sanità segue un altro algoritmo, che tiene conto dei sintomatici, dato del quale non disponiamo. A occhio e croce siamo sull’1,3 bel al di sotto del dato nazionale e pure di quello siciliano (Rt 1,42).
Il rapporto contagiati basso.
Siamo in piena emergenza eppure anche l’altro dato, quello del rapporto tra tamponi eseguiti e risultati positivi è ben al di sotto del dato nazionale. L’unico dato certo (certo?) del quale disponiamo è quello di sabato: 400 tamponi eseguiti, 45 positivi, con un’incidenza pari all’11,25 per cento. Oggi il dato nazionale è oltre il 16 per cento. Inoltre il dato potrebbe essere “gonfiato”. Tra i 45 positivi di ieri al tampone antigenico, infatti, da quello che emerge, solo una trentina sono i nuovi positivi, gli altri sarebbero soggetti già in quarantena che attendevano il tampone d’uscita. Il che abbasserebbe la percentuale al 7,5 per cento. Insomma la soglia di circolazione del virus in città malgrado l’impennata di questi giorni rimane abbastanza bassa.
Pericolo zona rossa.
Questi dati che proviamo ad abbozzare in redazione li hanno e in forma ben più precisa anche a Palermo, nella sede dell’assessorato alla Sanità, dove si decidono le zone rosse e le ordinanze restrittive. Cinque i comuni sotto lockdown in Sicilia: Torretta, Galati Mamertino, Sambuca di Sicilia, Mezzojuso e Randazzo. E Gela è ben al di sotto dei dati che hanno determinato queste cinque zone rosse. Basti pensare che la sesta in rampa di lancio quella di Alimena, presenta 110 positivi su circa duemila abitanti. Gela, quindi, non rischia la zona rossa. La percentuale tra residenti e contagiati è ancora molto bassa. Ma siamo in zona sicurezza? Assolutamente no. Proviamo a dirlo con i dati. Dal 13 al 22 ottobre si è passati da 78 a 137 positivi (+56 per cento). Dal 22 ottobre a ieri siamo passati da 137 a 196 positivi (+69 per cento). Con la percentuale in costante crescita e il numero dei contagiati in forte aumento, potremmo, nel giro di un mese, diventare zona ad altissimo rischio.
Usiamo la mascherina, dunque. Rispettiamo le regole. E speriamo che le misure imposte da Governo e Regione funzionino. Solo così possiamo sperare che… andrà tutto bene.
