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Gela: scuola in presenza per i disabili, le perplessità di avvocati e psicologi. «Lodevole ma non semplice»


di Redazione

Gela: scuola in presenza per i disabili, le perplessità di avvocati e psicologi. «Lodevole ma non semplice»
attualità
23 Nov 2020

«A seguito dell’ordinanza sindacale 846 del 20 novembre 2020, con la quale viene sancita “la sospensione delle attività didattiche e scolastiche, in presenza, di tutte le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di 1°grado, ad eccezione dei soli alunni diversamente abili, per i quali l’attività didattica e scolastica potrà proseguire in presenza previo accordo tra famiglie ed istituzioni scolastiche”, numerose sono state le perplessità che molti genitori di studenti disabili hanno espresso agli scriventi avvocati e psicologi». Lo scrivono Emanuele Maniglia e Flavia Cascino, avvocati, e Marika Cascino, Giulia Manias e Angela Tandurella, psicologi del centro educativo Balù.
«Nel corso dell’ urgente e ristretta riunione sul tema, i firmatari della presente hanno tutti ritenuto lodevole l’intento di aiutare gli studenti che hanno difficoltà con la didattica a distanza ma hanno di concerto valutato il rischio che questi ultimi vengano rilegati in classi deserte con il capovolgimento, così, del senso di inclusione scolastica. Tutti d’accordo, dunque, con il riportare a scuola gli studenti disabili ma facendosi guidare dalla bussola della legge e degli strumenti tecnici che gli studi in materia di scienze psicologiche ci offrono per evitare, laddove possibile, situazioni di rischio nell’intento come già detto apprezzato».

«Da un punto di vista strettamente tecnico va evidenziato come la parola “disabilità” sia un termine “ombrello” che racchiude in sé diverse condizioni di difficoltà del funzionamento della persona, non soltanto a livello personale, ma anche sociale. Per questa ragione, quando si parla di disabilità vanno considerate le molteplici sfaccettature che questo termine include: siamo di fronte a una disabilità motoria o intellettiva? Parliamo di una gravità lieve o grave? A ogni difficoltà corrisponde una specifica esigenza educativa a cui ognuno di noi deve rispondere».
«Il periodo che stiamo attraversando e le recenti disposizioni anti contagio pongono seri interrogativi sul diritto allo studio e all’educazione, ma anche sul diritto all’inclusività. La scuola, come luogo di apprendimento, crescita e sviluppo delle relazioni, ha la responsabilità di differenziare ogni decisione in base al caso specifico. Se da una parte le famiglie di molti studenti con una disabilità grave hanno bisogno di vedere le scuole aperte, di sentirle vicine, in un momento in cui i figli, costretti a rimanere a casa, non potendo usufruire della didattica a distanza, vedono il proprio diritto allo studio negato, dall’altro le famiglie di alunni con compromissioni lievi vogliono che venga garantito anche il diritto all’inclusività, nel pieno riconoscimento delle tre dimensioni dell’agire pedagogico, integrazione, inclusione e inclusione piena, tenendo conto non solo gli apprendimenti accademici, ma la partecipazione e l’inclusione sociale».
«Per un bambino con una compromissione lieve, ritrovarsi in classe da solo con il proprio insegnante di sostegno, spesso presentato come insegnante di supporto alla classe proprio al fine di ridurre la stigmatizzazione dello studente stesso, potrebbe significare riconoscersi come diverso, inducendo a sentimenti di confusione e solitudine».
«Con la Dichiarazione di Salamanca nel 1994 è stata riconosciuta la necessità e l’esigenza di garantire insegnamento alle persone con bisogni educativi speciali, integrandoli “dentro il sistema comune di educazione”, che costituisce “il modo più efficace per combattere comportamenti discriminatori e per raggiungere l’obiettivo di un’educazione per tutti”.
Da un punto di vista puramente giuridico le situazioni che potrebbero venirsi a creare, rischiano di discriminare gli alunni portatori di handicap nel loro diritto a stare insieme ai coetanei e ad imparare all’interno delle “normali classi” come, peraltro, prescrive anche la legge 104/92 che pone al centro l’integrazione e la realizzazione di un progetto di vita che ne privilegi l’autonomia.In realtà, questo paradosso si può scongiurare applicando, ove possibile, quanto decretato dalla nota ministeriale n. 1990 del 5 novembre 2020, firmata dal Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, secondo cui “…I dirigenti scolastici, unitamente ai docenti delle classi interessate e ai docenti di sostegno, in raccordo con le famiglie, favoriranno la frequenza dell’alunno con disabilità, in coerenza col Pei, nell’ambito del coinvolgimento anche, ove possibile, di un gruppo di allievi della classe di riferimento, che potrà variare nella composizione o rimanere immutato, in modo che sia costantemente assicurata quella relazione interpersonale fondamentale per lo sviluppo di un’inclusione effettiva e proficua…”. Si aggiunga che già in diversi istituti scolastici italiani (a Casalecchio di Reno e a Prato, giusto per citare alcuni esempi) è stata ammessa a scuola una modesta percentuale di alunni disabili e non (quindi un gruppo eterogeneo, per una logica di reale inclusione). D’altra parte, formando classi eterogenee di circa 5 alunni (numero che, ovviamente, può cambiare a seconda dei casi) si garantisce, da un lato, il diritto all’inclusione e, dall’altro, il rispetto delle misure anticontagio tra cui il distanziamento fisico. Con questa lettera aperta si intende solo invitare le istituzioni ad adottare le strategie più funzionali a disposizione per pianificare un supporto efficace a tutte le persone con disabilità e alle loro famiglie».


Redazione
Today 24 è un quotidiano on line indipendente, fondato nel 2014 da Massimo Sarcuno. Ogni giorno racconta i fatti e le notizie di Gela, Niscemi, Riesi, Butera, Mazzarino e di molti altri comuni del comprensorio. In particolare l’area del Vallone.