Gela, Zes sono strategiche per spingere il mezzogiorno a diventare hub del Mediterraneo
di Redazione

«Obiettivo comune delle Zone Economiche Speciali è spingere il Mezzogiorno a diventare uno dei grandi Hub logistici del Mediterraneo». Lo dice Alessandro Di Graziano, docente del dipartimento di Ingegneria civile e Architettura dell’Università di Catania, tracciando la mission della Zes Sicilia orientale nei prossimi anni che il professore di Infrastrutture e Sistemi di Trasporto dell’ateneo guiderà nelle vesti di commissario.
Nel mondo sono oltre 4 mila le ZES individuate, mentre in Europa oltre 90, molte delle quali hanno determinato un’importante crescita economica nei territori di riferimento. “Occorre, innanzitutto, costruire legami tra le diverse peculiarità delle ZES italiane, in tutto 8 di cui due in Sicilia, e attraverso la prevista cabina di regia ministeriale muoversi in ambiti non individuali, bensì (inter)nazionali, contribuendo così a costruire un disegno unitario della politica di attrazione degli investimenti basata sulla specializzazione e la complementarità tra le singole aree”, spiega il docente Alessandro Di Graziano. “Il quadrante della Sicilia orientale costituisce un’area di fondamentale importanza per il Corridoio Scandinavo-Mediterraneo per l’intercettazione dei flussi dell’area del mediterraneo visto che comprende interamente le province di Catania, Messina, Siracusa, Ragusa, Enna e la parte meridionale della provincia di Caltanissetta – aggiunge il neo commissario della ZES della Sicilia orientale -. Fanno parte della ZES Sicilia orientale, per una estensione complessiva di circa 3.600 ettari, almeno cinque poli economico-produttivi in corrispondenza dei porti principali dell’area come Milazzo, Messina, Catania, Augusta e Gela, nonché alcune aree interne che, pur non essendo prossime alle aree portuali, sono ad esse collegate economicamente e funzionalmente”.
“L’obiettivo “infrastrutturale” è quello di contribuire ad integrare la rete logistica connettendo al meglio i porti con i sistemi di trasporto ferroviario, stradale e con le piattaforme logistiche (interporti) – aggiunge il docente -. In tal senso una maggiore integrazione è possibile solamente intravedendo una adeguata funzione retroportuale che presuppone che vengano trasferiti una serie di servizi attraverso pratiche quali i corridoi doganali, servizi ferroviari dedicati e che venga garantita un’interoperabilità delle piattaforme tecnologiche”. “Per far questo sono di competenza delle ZES importanti interventi infrastrutturali che hanno lo scopo di intervenire per la realizzazione di efficaci collegamenti “ultimo miglio” tra le aree industriali e le reti del Sistema Nazionale Integrato dei Trasporti (SNIT) e le reti Trans-Europee dei Trasporti (TEN-T), ma anche per accelerare le urbanizzazioni primarie in alcune aree produttive e per rafforzare il livello di sicurezza delle infrastrutture esistenti – continua Di Graziano -. Per la ZES Sicilia orientale tra le misure già previste dalla terza componente della Missione 5 del Recovery Plan (M5C3) “Interventi speciali per la coesione territoriali” vi sono 54 milioni di euro di interventi di connessione ultimo miglio per interporto di Catania, porti di Augusta, Gela, Riposto, Sant’Agata di Militello”.
