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CARABINIERI | Tentati omicidi

Gela, i silenzi e l’omertà nella «città calibro 9». Dove per vendicare uno sgarro si spara ad altezza d’uomo


di Redazione

Gela, i silenzi e l’omertà nella «città calibro 9». Dove per vendicare uno sgarro si spara ad altezza d’uomo
cronaca
14 Ott 2021

Il codice è quello dell’omertà: negare sempre, anche di fronte all’evidenza. E poi il disprezzo. Per le forze dell’ordine e per i «nemici», in questo caso una famiglia avversaria. Tutti dettagli che emergono con chiarezza nell’indagine che la scorsa settimana ha mandato in carcere due persone, Crocifisso «Croci» Di Gennaro di 40 anni e Benedetto Giuseppe Curvà di 35, durante un’operazione della quale Today 24 ha fornito la cronaca nelle precedenti edizioni. Sono molti i particolari inquietanti di questa vicenda, ricostruita dai carabinieri del Reparto territoriale.

I militari, in pochi mesi, hanno messo a posto tutte le tessere del mosaico: due tentativi di omicidio avvenuti domenica 2 maggio, tra la via Bevilaqua e la via Annibal Caro, staccati di un paio d’ore l’uno dall’altro.

Curvà e Di Gennaro sono accusati di aver tentato di farsi la pelle a vicenda.

Ma ci sono anche altri soggetti, gravati da accuse minori, coinvolti nell’indagine. È il caso di due incensurati, un carrozziere (R.S. di 57 anni) e un suo amico (S.I di 41), indagati per essersi messi in mezzo, prendendo le parti di Curvà. Saputo dell’esistenza di un testimone, hanno cercato di terrorizzarlo, irrompendo nel luogo di lavoro, facendogli capire che, qualora avesse parlato con i carabinieri, ne avrebbe pagato le conseguenze a caro prezzo.

Lo scenario è quello di due nuclei familiari, legati tra loro da parentele sia originarie che acquisite.

Non è invece chiaro il movente, il fatto scatenante, l’elemento che induce Di Gennaro, quella domenica mattina, intorno alle 11, a tentare di uccidere Curvà.

Forse sono i dissapori familiari. Ma i carabinieri non escludono che sotto ci sia altro. Uno sgarro.

Il quarantenne è alla guida di una Bmw X3 con a bordo anche il nipote (M.N.L. di 17 anni), indagato pure lui davanti alla Procura per i Minori. Intercettano Curvà in via Bevilacqua: è in sella a uno scooter Honda SH 300 e cercano più volte di tamponarlo. Il bersaglio sfugge per un po’ ma poi finisce schiacciato con lo scooter tra la Bmw e il muro di un’abitazione. Rimane tramortito. Le immagini recuperate dai carabinieri sono eloquenti. A quel punto è il diciassettenne ad assumere il comando: scende dalla suv impugnando una catena e colpisce il ferito, tentando di porre fine alla spedizione punitiva.

Ma Curvà, pur dolorante, si rialza e mette in fuga gli aggressori.

Meno di due ore dopo, intorno alle 13, è già tempo di vendetta. L’azione si sposta. Ora la scena è in via Caro.

Curvà è dentro la casa dei nonni: «incavallato». Alla cintola dei pantaloni ha infatti una pistola. Pare una calibro 9, ma l’arma non verrà trovata. Lui la tira fuori non appena esce in strada. E mentre diversi soggetti (tra cui, sembra vi fosse pure la moglie) tentano di fermarlo, lui mira alla finestra dell’abitazione del minore (quello dei colpi di catena) e fa fuoco ad altezza d’uomo.

Il ragazzo però non è a casa. Dietro la persiana c’è invece sua sorella (D.L., peraltro ex cognata e cugina acquisita dell’uomo con il dito sul grilletto). La ragazza intuisce e per miracolo si sposta prima che il colpo possa centrarla in pieno.

Il resto della vicenda si dipana tra le abitazioni dei due gruppi e il comando del reparto territoriale dei Carabinieri, dove i protagonisti, inconsapevoli, vengono intercettati e filmati grazie all’impego di cimici ad alta tecnologia. E nei loro dialoghi ci sono tutte le risposte dell’indagine.

C’è D.L. che anziché mostrare gratitudine si scaglia verbalmente contro i carabinieri che sono «i lurdi» (gli sporchi, i fetenti) perché stanno indagando sul fratello e lasciano a piede libero l’uomo che ha sparato.

Poi c’è Curvà, che confessa alla moglie di aver usato del gel igienizzante per pulire le tracce di polvere da sparo dalla mano e dal collo («appena arrivaiu, tutta a buttighia di su coso a cunsumaiu»).

E ci sono le donne. La ragazza scampata all’agguato, la moglie di Curvà, la madre del minore. Nessuna formalmente indagata ma tutte con posizioni ancora al vaglio dei magistrati. Perché – risulta dalle indagini – si sospetta che in quei giorni abbiano fornito ai alibi, versioni di comodo e omesse verità.

Ma è l’odio il collante dell’intera vicenda. Il rancore tra persone imparentate tra loro, seppure alla lontana. Curvà, ad esempio, lo lascia trasparire: «Ma tu immagini? Ma come caz.. si fa, stu merda i Croci» dice alla moglie in un moto di sfogo, riferendosi all’agguato subito da Di Gennaro.

Infine c’è il contesto. Tanta omertà nella cerchia in cui maturano i due tentativi di omicidio. Tacere, negare sempre. Perché la spia non la si fa. Perché il vero nemico sono i carabinieri. Per questo «nessuno» ha visto o sentito nulla, malgrado una sparatoria in pieno giorno. Per questo – è agli atti – la prima telefonata ai carabinieri arriva solo dopo due ore.

In molti ambienti, in molti quartieri, vige la consegna del silenzio. Un richiamo primordiale. Per paura o interesse si ostacola la ricerca della verità e dei colpevoli. Un elemento più volte sottolineato dal procuratore capo, Fernando Asaro, che ha coordinato l’intera inchiesta.

Non è, però, storia di oggi. Non soltanto.

C’è, ad esempio, una breve intervista, raccolta da un giornalista non 1989 e consegnata alla storia.

Due ragazzi sono sospettati di essere killer al servizio della Stidda. Un inviato della Rai li avvicina e li filma. Dovrebbero essere a scuola, invece sono in sella a una grossa moto. Il giornalista chiede loro cosa pensino di Cosa nostra.

«La mafia? Quale mafia… a vera mafia su i sbirri».

Moriranno alcuni giorni dopo, nella cruenta faida tra i clan. Non festeggeranno mai il loro ventesimo compleanno.


Redazione
Today 24 è un quotidiano on line indipendente, fondato nel 2014 da Massimo Sarcuno. Ogni giorno racconta i fatti e le notizie di Gela, Niscemi, Riesi, Butera, Mazzarino e di molti altri comuni del comprensorio. In particolare l’area del Vallone.