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Le amicizie di Riggio per infiltrarsi in Cosa nostra: conoscevo Barbieri, Vara e Vaccaro


di Redazione

11 Feb 2025

Pietro Riggio, collaboratore di giustizia, parla dei suoi presunti legami con soggetti di primo piano della criminalità gelese e nissena, molti dei quali oggi hanno saltato il fosso, collaborando con la magistratura. Tra loro Carmelo Barbieri, ex insegnante di liceo, all’epoca ritenuto elemento di spicco di Gela, accusato di essere uno dei «postini» di Bernardo Provenzano, almeno secondo quanto ipotizzato nelle carte dell’inchiesta «Grande Oriente». Ma non solo lui.

Il teste afferma anche di essere stato in rapporti con Ciro Vara, ex boss di Vallelunga Pratameno, oggi collaboratore e Giancarlo Giugno, elemento di spicco di Niscemi e Domenico «Mimì» Vaccaro, ex reggente di Campofranco, condannato all’ergastolo.

Riggio viene sentito come teste nel processo per depistaggio a carico dei due ex generali dei carabinieri in pensione Angiolo Pellegrini e Alberto Tersigni, e l’ex poliziotto Giovanni Peluso, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, che si celebra nel capoluogo. «Per scriverci – afferma il teste – utilizzavamo dei nomignoli. Peluso era associato al giaguaro o il turco, Porto era il lord e io ero Elliot, De Nicola lo identificavamo con il nome di Tano. Utilizzavamo questi nomi per evitare che se le lettere fossero state intercettate si potesse risalire a noi. Il codice è stato elaborato da me e da Porto e scritto con la mia scrittura».

«Sono stati dodici i colloqui investigativi a cui sono stato sottoposto nel 2004. In un’occasione si è presentato un tenente dei carabinieri che era in servizio al Ros di Caltanissetta» dice il teste. Secondo l’accusa avrebbero gestito un periodo durante il quale il collaboratore di giustizia doveva infiltrarsi in Cosa Nostra. «Porto – afferma – fu incuriosito dalle lettere di Bernardo Provenzano, rinvenuto durante l’operazione Grande Oriente. Mi invogliò ad aprirmi su questa situazione e a creare una squadra all’interno dei servizi per la cattura di Provenzano. Porto mi invitò e mi disse che dovevo stare tranquillo e sereno perché da dentro riusciva ad avviare questo discorso con una persona che faceva parte sia dei servizi segreti italiani che americani, un certo Antonio Mazzei. Questo mi avrebbe permesso di iniziare un discorso».

«Io fin da subito – racconta Riggio – sono stato chiaro, mi sono offerto dicendo che potevo trovare un aggancio in Carmelo Barberi e altri soggetti che erano in auge in provincia di Caltanissetta come Ciro Vara, Domenico Vaccaro e Giancarlo Giugno». Il collaborante ha ricordato la parentela con Barberi, ritenuto – dalle carte di Grande Oriente – postino di Provenzano e poi divenuto anch’egli collaboratore di giustizia. E poi con Giugno, il quale, pur essendo di Niscemi, visse per diverso tempo a Resuttano, comune del Vallone nel aveva l’obbligo di soggiorno. Affermando di avere con Giugno inizialmente una conoscenza di tipo amicale.


Redazione
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