Niscemi, denaro contante dalla carta del Rdc, negozio usato come bancomat. Sessanta persone indagate
di Redazione

La Polizia di Stato, a seguito di indagini dirette e coordinate dalla Procura di Gela ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a carico di sessanta persone che dovranno rispondere di truffa in concorso ai danni dello Stato. Dalle indagini del Commissariato di pubblica sicurezza di Niscemi è emerso che un ampio numero di percettori di reddito di cittadinanza, con la complicità del titolare di un esercizio commerciale locale, simulavano l’acquisto di beni o servizi di prima necessità con l’utilizzo della carta del Rdc, eseguendo di fatto transazioni di denaro ed appropriandosi in tal modo delle somme, dalle quali a sua volta l’esercente tratteneva il 13 per cento, procurandosi così un ingiusto profitto in danno dello Stato. Il modus operandi ipotizzato consisteva nel transare la carta del reddito di cittadinanza, a cui l’esercente corrispondeva una liquidità monetaria immediata decurtata di una cospicua percentuale rispetto alla somma effettivamente transata. Infatti, i percettori di tale beneficio denunciati, utilizzavano la carta per prelevare denaro in contante mentre l’attività commerciale fungeva da vero e proprio sportello bancomat predisposto all’erogazione del denaro in contante, in evidente violazione delle disciplina vigente. Il Dl 4/2019 prevede il prelievo di denaro contante solo presso gli Atm di Poste Italiane e gli Atm bancari in Italia circuito Mastercard e per importi mensili limitati ovvero di 100 euro, salvo maggiorazioni dipendenti dal numero di componenti del nucleo familiare del percettore.
L’indagine è stata supportata da riscontri incrociati tra la banca dati Inps e le Poste Italiane, ente erogatore della carte prendendo il esame circa un mese di attività.
In tale periodo è emerso che in quell’attività commerciale, in modo continuativo, venivano transate le carte di reddito di cittadinanza osservate, per un rilevante numero di operazioni e per un ammontare pari a 16 mila euro circa di denaro contante, di cui oltre duemila, si ritiene, trattenuti dal gestore dell’esercizio commerciale a titolo di vera e propria commissione.
